L'Italo-Americano

italoamericano-digital-7-4-2013

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L'Italo-Americano GIOVEDÌ  4  LUGLIO  2013 Mani di bronzo Coppia di mani. Bronzo laminato del VII sec. a.C, oggi è esposto nella Sala I del Museo Gregoriano Etrusco dei Musei Vaticani. Le mani, ornate da piccole borchie d'oro e dalle lunghissime dita, sono ricavate da un'unica lamina di bronzo, richiusa al polso e leggermente ripiegata ai bordi. I confronti possibili indicano Vulci come luogo di provenienza e produzione e accostano concettualmente queste mani alle maschere di bronzo laminato di alcuni canòpi di Chiusi (rispondendo all'esigenza di ricostituzione del corpo del defunto dopo la morte, venivano posti nella sepoltura insieme ad altri elementi del corredo funebre) e ai primi esperimenti di resa della figura umana nella bronzistica etrusca, consistenti nella giunzione di parti ottenute separatamente da lamine lavorate a sbalzo per ottenere statue a tuttotondo. Oltre la tavola La Madonna col Bambino in trono e due angeli (o Madonna Bardini). Dipinto tempera su tavola del Maestro del Bigallo, databile al 1230 circa e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. L'opera, in buono stato di conservazione, è tra le migliori dell'anonimo artista, uno dei primi maestri di pittura italiani di cui è stato possibile tracciare un catalogo di opere, ed è molto significativa della pittura fiorentina nella prima metà del Duecento. La Vergine troneggia sporgendo con la testa e l'aureola oltre i confini della tavola rettangolare, come tipico nelle opere dell'epoca. Maria è raffigurata su un trono stilizzato, composto da più strati bombati e da un cuscino rosso, e tiene in braccio il Bambino benedicente; come tipico, due piccoli angeli simmetrici in volo riempiono i due angoli ai lati delle spalle della Vergine. Gioco di contrasti La Cacciata dal Paradiso terrestre. Opera della piena maturità di Jacopo della Quercia, databile tra il 1425 e il 1434, è considerata tra i suoi lavori più significativi. È la quarta delle 10 formelle a bassorilievo con Storie della Genesi poste sulla Porta Magna della basilica di San Petronio a Bologna. Le figure sembrano tra piani invisibili, con linee nette e ombre ridotte al minimo. Alle parti lisce e stondate delle figure si alternano fratture di piani e contorni rigidi. Il contrasto sprigiona un effetto di forza trattenuta, che non ha eguali nella scultura quattrocentesca. L'intensità dinamica dei rilievi è data dal gioco di linee complesse, che sfrutta le linee del panneggio gotico, e dalla scelta di soggetti umani rustici e massicci, che esaltano la forza plastica delle scene. PAGINA  9 Bel 'tenebroso' Giobbe. Simone Brentana lo dipinse a Verona per la chiesa di San Nicolò. Partito dalla "maniera tenebrosa", giunse ad avere pennellata soffice e colore mosso e chiaro e fu interprete appartato, ma sensibile e di notevole qualità, nei primi due decenni del sec. XVIII, dell'avvento del nuovo gusto, in modi che non saranno mai del tutto ripresi dalla pittura veronese posteriore. L'ispirazione naturalistica e la "tenebrosa" maniera del chiaroscuro è ben ritratta dal Giobbe (la critica riconosce tradizionalmente come momento chiave di una prima stagione espressiva proprio le tele eseguite per la chiesa veronese di San Nicolò), sebbene la esprima con una teatralità nuova, dove la tragedia si mescola al comico dell'irrisione, della beffa mettendo in evidenza le capacità squisitamente pittorico-espressive barocche. Tela estatica Preghiera. Felice Casorati realizza opere in cui è evidente la ricerca di una sintesi tra simbolismo e realismo tradotta in forme nitide, psicologicamente straniate, accompagnate da un aspetto tecnico complesso ed elaborato: il pittore usa colori stemperati con glicerina che vela con cera trasparente. La voglia di una pittura non confinata nei musei, libera dai vecchi canoni, lo spinge verso un gruppo di artisti e amatori d'arte che lavorano per rendere quotidiana ogni immagine artistica. Prima di raggiungere la sua più nota maniera metafisica e astratta, vive un lungo periodo liberty fortemente impressionato da Klimt. Lo stile simbolico e decorativo della Secessione viennese influenzò in maniera determinante le successive opere di Casorati come questa Preghiera del 1913.

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