Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel
Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/1477284
GIOVEDÌ 25 AGOSTO 2022 www.italoamericano.org 36 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO Pietro da Morrone, il monaco eremita diventato pontefice che creò il Giubileo ma poi si dimise dal soglio papale A vrebbe mai immaginato Pietro Angelerio, l'umile e tenace monaco benedet- tino poi eremita sui monti della Majella e del Morrone, eletto al soglio pontificio il 5 luglio 1294, che il primo Giubileo della cri- stianità da lui concesso in dono all'umanità quel 29 agosto a L'Aquila, dalla Basilica di Santa Maria di Collemaggio dove fu incoronato, che dopo 728 anni un suo successore, Papa Francesco, avrebbe aperto la Porta Santa per la Perdonanza che egli stesso aveva istituito? E avrebbe mai potuto imma- ginare, Celestino V (diventato papa in un tempo tra i più tor- mentati della storia e con i vertici della Chiesa viziati da lotte inte- stine e dai guasti del potere tem- porale, mentre la cristianità era stata richiamata alla povertà e all'umiltà da Francesco d'Assisi ed attendeva l'era dello Spirito Santo già vaticinata dall'abate calabrese Gioacchino da Fiore) che dopo sette secoli un suo suc- cessore, pontefice in un periodo della storia altrettanto tormenta- to, sarebbe venuto a L'Aquila per rilanciare l'universale mes- saggio di perdono, di riconcilia- zione e di pace della sua Perdonanza? E ancora, avrebbe mai potuto immaginare Celestino V che il suo gesto rivoluzionario delle dimissioni, con la rinuncia alla tiara resa a Napoli il 13 dicembre 1294 dopo appena quattro mesi di pontificato, gli avrebbe com- portato ad opera del successore Bonifacio VIII tutte le conse- guenze subìte e persino la restri- to immaginare che quattro suoi grandi successori - Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco - avrebbero invece celebrato il coraggio eroi- co delle sue dimissioni dal soglio di Pietro? E Celestino avrebbe potuto lontanamente immaginare che Benedetto XVI, venuto a L'Aquila all'indomani del terri- bile sisma che aveva semidistrut- to la città e la basilica di Collemaggio, il 28 aprile 2009 aperta la Porta Santa si sarebbe soffermato in raccoglimento pro- prio davanti all'urna che contie- ne le sue spoglie deponendovi sopra il pallio, un omaggio straordinario alla sua santità e all'eroismo delle sue dimissioni, zione nella cella di Fumone, fino alla morte il 19 maggio 1296, e per sette secoli una forma di imbarazzata "rimozione" del suo profetico pontificato, pur di fron- te alla santità, accertata e ricono- sciuta per ben due volte in due distinti processi canonici, nel 1313 come confessore e nel 1668 come papa? Avrebbe potu- Le dimissioni di Benedetto XVI (Ph © Walter Cicchetti | Dreamstime.com) e l'arrivo a L'Aquila di papa Francesco come ancora una volta papa Ratzinger ribadì con nettezza il 4 luglio 2010 in visita pastorale a Sulmona, poco prima che egli stesso, nel febbraio 2013, assu- messe l'identica scelta di dimet- tersi? Celestino forse non ha potuto immaginare neanche che nella Divina Commedia un verso del III canto dell'Inferno - «Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi l'ombra di colui che fece per viltade il gran rifiu- to» - l'avrebbe come una damna- tio memoriae per secoli persegui- tato, mentre non è assolutamente dato per certo che il Sommo Poeta si riferisse a lui, non potendo essere che proprio a Dante, il padre della lingua ita- liana, sfuggisse la differenza tra i termini "rinuncia" e "rifiuto"? Quel rifiuto che invece il Cardinale Matteo Rosso Orsini, nel conclave del dicembre 1294, aveva espresso ai cardinali per ben due volte dopo la sua elezio- ne, spianando così la strada a Benedetto Caetani eletto papa il 24 dicembre con il nome di Bonifacio VIII. E inoltre Celestino V avrebbe mai potuto immaginare che a riconoscere la sua eroica santità e il profondo valore spirituale insito nella sua Perdonanza - del perdono ricevuto e dato, della riconciliazione con Dio e con i fratelli, della pace tra popoli -, sarebbe stato un grande scrittore abruzzese, Ignazio Silone, "un cristiano senza chiesa" che a lui avrebbe dedicato un'intensa opera letteraria e teatrale qual è "L'avventura di un povero cri- stiano"? In seguito, altri valenti studiosi e storici del XX secolo - quali Raoul Manselli, Edith Pasztor, Peter Herde e tanti altri – lo avrebbero finalmente sottrat- to da un superficiale quanto ini- quo giudizio di uomo incolto e succubo, restituendogli la giusta dimensione nella storia della cri- stianità e nella spiritualità del suo tempo. Queste domande richiamano alla mente la straordinaria vicen- da umana di Pietro del Morrone, umile monaco e poi eremita che in pochi decenni era riuscito a costituire un ordine monastico secondo la regola di San Benedetto, a farlo riconoscere e poi persino a farlo confermare da Gregorio X a Lione, dov'egli s'era recato nel 1274 a perorarne la causa, quindi a diffonderlo con numerosi monasteri e abbazie. Compì gesti profetici per la cri- stianità, una volta diventato papa Celestino V, per soli cinque mesi fino alle sue dimissioni: in pri- mis l'istituzione della Perdonanza, il Giubileo di un giorno - dai Vespri del 28 agosto a quelli del 29, di ogni anno -, il GOFFREDO PALMERINI