L'Italo-Americano

italoamericano-digital-8-1-2013

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L'Italo-Americano GIOVEDÌ  1  AGOS TO  2013 Ritratto casalingo Urna a capanna. Ceramica d'impasto della prima metà del IX sec. a.C. recuperata in una tomba a Castel Gandolfo - Montecucco e conservata a Roma, nei Musei Vaticani. L'urna cineraria conteneva i resti di un individuo adulto. L'urna a forma di capanna è uno degli ossuari più tipici delle prime fasi dell'Età del Ferro etrusco-laziale, con isolate attestazioni in Sabina e in Campania. La conformazione, che vuole ricordare la casa del defunto, ha un significato simbolico e rappresenta un modello fondamentale per la conoscenza dell'architettura domestica di queste antiche capanne, che avevano pianta ovale o rettangolare, con la porta di entrata sul lato corto. Le pareti si appoggiavano ad una serie di pali lignei piantati a terra. Il tetto, quasi sempre a doppio spiovente, era costituito da una intelaiatura lignea ricoperta di paglia e frasche. Il pensiero guida Monumento equestre al Gattamelata. Statua in bronzo in piazza Sant'Antonio a Padova. Fu eretta da Donatello in onore del condottiero della repubblica veneta Erasmo da Narni, detto il Gattamelata, e fu scolpita tra il 1446 e il 1453. Si tratta della prima statua equestre di grandi dimensioni fusa dai tempi dell'antichità romana ed una delle prime opere scultoree dell'epoca moderna svincolate da un'integrazione architettonica. Sia il cavallo che il cavaliere sono ritratti con connotazioni psicologiche che arricchiscono l'opera di significati. L'animale, più grande delle dovute proporzioni, è attraversata da un'evidente tensione, nonostante il movimento trattenuto sotto il comando di un fiero Gattamelata. Donatello creò un'opera basata sull'umanistico culto dell'individuo, dove l'azione umana è sempre guidata dal pensiero. Tela mitologica La Liberazione di Andromeda. Olio su tela del fiorentino Piero di Cosimo (1510-13), si trova a Firenze, agli Uffizi. Il dipinto è estremamente singolare ed ha come soggetto l'uccisione del terribile mostro marino inviato ad uccidere Andromeda. Autore della liberazione è Perseo che, con i calzari alati, si vede prima planare dal cielo in alto a destra e poi afferrare la spada per decapitare il mostro, al centro. L'occhio si perde sui dettagli ora curiosi, ora esotici, ora realistici, ora con significati politici attraverso la messa in scena della carnevalata allegorica. La tavola a soggetto mitologico fu dipinta per Filippo Strozzi il Vecchio, poi donata dal figlio Giambattista a Sforza Almeni, primo cameriere di Cosimo I de' Medici che, dopo la sua caduta in disgrazia, ne incamerò tutti i beni. PAGINA  9 Facciata simbolo Facciata di Palazzo Madama a Torino. La realizzò il messinese Filippo Juvarra, architetto e scenografo fra i massimi esponenti del Barocco, che operò per lunghi anni a Torino come architetto di casa Savoia. Risale al 1718 una delle facciate simbolo di Torino, in piazza Castello, ispirata alla fronte posteriore di Versailles, frammento di un ambizioso programma di rinnovamento monumentale del centro antico della città. La facciata è realizzata con materiali lapidei provenienti da diverse cave piemontesi e le tonalità chiare dei materiali usati contribuiscono all'effetto di leggerezza che Juvarra ha progettato per l'avancorpo del palazzo: una sorta di griglia trasparente, attraverso la quale si percepisce lo sviluppo decorativo interno, in una composizione d'insieme basata sul passaggio di luce. Tema sociale La pietà. Tela "sociale" del 1932 di Angelo Barabino, dapprima pittore divisionista-simbolista, poi esponente della corrente sociale della scuola di Pellizza da Volpedo, di cui però non raggiunse le qualità poetiche. Più portato per il paesaggio, che rese naturalisticamente traendone effettì a volte gradevoli, ora velato da un pulviscolo divisionista, negli ultimi 20 anni della sua carriera vide il suo lavoro dividersi tra due direttrici. La prima di impegno umano e sociale, con opere elaborate in più versioni come "La pietà", dipinte in forme dalla plasticità aspra e spigolosa, la seconda, naturalistica, con paesaggi nei quali l'artista, pur conservando memoria del divisionismo pellizziano, fa registrare un rassodamento delle forme desunto da Cézanne e dal sintetismo naturalistico di Carrà.

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