L'Italo-Americano

italoamericano-digital-5-4-2023

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GIOVEDÌ 4 MAGGIO 2023 www.italoamericano.org 36 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO C 'è un luogo in Umbria che permette di abbracciare la bellezza della regione in un unico sguardo, una città che dall'alto del suo colle osserva le piane del Topino e del Clitunno e offre, dai suoi numerosi affacci, un panorama che dalle campagne tra Perugia e Spoleto, giunge fino ai boschi dei Monti Martani. È Montefalco, la Ringhiera dell'Umbria, uno dei borghi più belli d'Italia, situato a circa 500 metri di altezza. Qui i vigneti non fanno solo parte di una splendida cornice, ma producono uve che donano vini straordinari, in parti- colare uno leggendario: il Sagrantino di Montefalco Docg, un rosso possente ma allo stesso tempo vellutato, con grande potenziale di invecchiamento. Molte leggende ruotano attor- no a questa città, che, anticamen- te denominata Coccorone (Cors Coronae, cima del colle), divenne Montefalco alla metà del XIII secolo. iI repentino cambio di nome fa riferimento alla figura dell'Imperatore Federico II di Svevia, grande appassionato di falconeria. Secondo la più sugge- stiva di queste tradizioni, mentre l'esercito imperiale si trovava accampato a poca distanza dalla città, i falchi dell'Imperatore avrebbero scelto la sommità del colle come dimora preferendola all'accampamento. Quando gli abitanti di Coccorone restituirono gli amati volatili all'Imperatore, chiesero e ottennero che la città venisse risparmiata dalle truppe imperiali e il nome di Montefalco ricorderebbe questo avvenimento. L'altra tradizione, che negli ultimi anni sta avendo sempre più riscontro per gli storici, lega la cittadina alla lingua araba. Perché Sagrantino dovrebbe derivare da "Saqr", che in arabo vuol dire proprio falco. Si dice che tra le fila dei fedeli soldati di Federico II ci fossero anche gli arabi del Medio Oriente, esperti falconieri come lui. Nel febbraio 1240 alcu- Tra i falchi dell'imperatore Federico II e la consacrazione internazionale dei vini rosso rubino di Sangrantino Vigneti che producono uve di Sagrantino a Montefalco, in Umbria (ph © Roberto Ruggieri | Dreamstime.com) falco" e i rapaci ancora oggi vola- no liberi sopra i vigneti di Sagrantino. Bellezze artistiche e storiche sono ancora visibili a Montefalco. Nel 1451 il noto pit- tore fiorentino Benozzo Gozzoli, chiamato dai francescani ad affre- scare l'abside della loro chiesa, alludeva forse al Sagrantino dipingendo la bottiglia di vino rosso sulla mensa del cavaliere da Celano, negli affreschi dedicati alla vita di San Francesco. La chiesa, ora museo, contiene pure un dipinto del 1503 di Pietro Vannucci detto il Perugino, di cui quest'anno si celebra il cinque- centenario della morte. La piazza principale accoglie il Palazzo Comunale con il log- giato quattrocentesco e la torre comunale. Le mura cittadine e le quattro porte d'ingresso perfetta- mente conservate racchiudono palazzi signorili e chiese. Montefalco è la città dei tessu- ti, dell'olio, del vino e degli Strangozzi, una pasta fresca lunga a sezione rettangolare. Parliamo del prodotto montefal- chese più noto, il vino Sagrantino, che grazie alla pas- sione e al lavoro quotidiano dei produttori, è diventato un'eccel- lenza assoluta, capace di rappre- sentare l'Umbria e l'Italia nel mondo. Uno dei principali merca- ti per questo vino sono gli Stati ni dei falchi "sagri" preferiti dall'Imperatore Federico II con- trassero una pericolosa malattia. Non essendoci medicine efficaci, i falchi sembravano destinati alla morte, quando l'Imperatore chie- se al fidato Teodoro di Antiochia una soluzione: solo un infuso fatto con zucchero, alcool e petali di violetta, il cosiddetto Violaceum, poteva aiutarli, ma non c'era tempo sufficiente per prepararlo. Dopo aver riflettuto, si decise di mettere dei petali di violetta nel vino locale, partico- larmente dolce, e farlo bere ai rapaci. La scelta risultò azzeccata e i falchi sagri guarirono. È da qui che il vino più tipico di Montefalco prende il nom e di Sagrantino, cioè del falco sagro. Il luogo diventò "il monte del FABRIZIO DEL BIMBO SEGUE A PAGINA 37

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