L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-29-2023

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GIOVEDÌ 29 GIUGNO 2023 www.italoamericano.org 38 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | NOTIZIE SPORTIVE CALCIO MOTORI ALTRI SPORT Una collezione di campioni e 29 trofei in 31 anni: l'epoca gloriosa e mirabolante del Milan di Berlusconi STEFANO CARNEVALI stile con cui sono stati tagliati questi traguardi. Uno stile che viene colto benissimo da una massima dello stesso Berlusconi, pronunciata a ridosso della spet- tacolare presentazione del suo primo Milan, che dovrà essere "capace di vincere in Italia, in Europa e nel mondo, padrone del campo e padrone del gioco". Un proclama roboante che però si avvererà in tutto e per tutto: della bacheca stracolma si è detto, così come della straordi- naria qualità degli interpreti mandati in campo, ma quello che va ascritto al Milan di Berlusconi è - ancor più del cla- moroso numero di trionfi ottenu- ti - il modo attraverso cui è arri- 'morbida e paternalista' del tec- nico di Reggiolo, incarnava quel- la logica da 'pater familias' che il presidente ha sempre cercato di adottare nel proprio rapporto col Milan (il 'gruppo' rossonero agli ordini di Ancelotti ha forma- to uno degli spogliatoi più com- patti della storia recente del cal- cio mondiale, ad altissimo livel- lo). Il celebre 'albero di Natale' (lo schema tattico coniato da Ancelotti per mettere in campo quanti più giocatori tecnici possi- bile) è un po' l'emblema della sua diffusa comunanza di veduto con il presidente. QUESTIONE DI VISION - Anche nel calcio, Berlusconi è stato un grande innovatore. Ha rinuncia al libero e alla marcatu- ra a uomo, oggi, sono le basi del calcio. Ma lo sono diventati pro- prio grazie al Milan di Sacchi che li introdusse all'unisono e li seppe interpretare alla perfezio- ne, diventando rivoluzionario e dominante. Ancelotti è stato meno inno- vativo ma, forse, ha incarnato maggiormente lo spirito estetico proprio di Berlusconi. Nel suo Milan - anche a differenza di quello di Sacchi - nessuno sche- ma veniva mai anteposto agli uomini a disposizione, cercando sempre di far coesistere (con grande soddisfazione della pro- prietà) tutti i calciatori di mag- gior talento. Anche la gestione vati a centrare queste vittorie. Il Milan ha sempre cercato il suc- cesso attraverso il dominio del gioco, la propositività della tatti- ca e la spettacolarità del calcio. I due allenatori che meglio hanno saputo incarnare il sogno berlu- sconiano non possono che essere individuati in Arrigo Sacchi e Carlo Ancelotti (con una men- zione d'onore per Fabio Capello che, però, per quanto abbia vinto tanto e 'bene', ha spesso - specie in Serie A - avuto una visione maggiormente pragmatica del calcio, rispetto ai colleghi citati). Sacchi è stato il primo allena- tore scelto da Berlusconi e - al netto dei grandi campioni con cui ha potuto costruire il proprio gioco (i tre olandesi, Donadoni, Maldini, Baresi, Ancelotti giusto per fare qualche nome) - ha sem- plicemente rivoluzionato il gioco. Concetti quali pressing, tenuta atletica, marcatura a zona, utiliz- zo consapevole del fuorigioco, Silvio Berlusconi consegna un trofeo al capitano Massimo Ambrosini (Ph© Fabio Diena | Dreamstime.com) S ilvio Berlusconi ha segnato indelebilmente la storia italiana. Sia per i grandi successi, sia per le tante polemi- che legate ai problemi giudiziari. Carismatico ed istrionico, il 'Cavaliere' ha comunque agito da protagonista in numerosi ambiti chiave del nostro Paese: dalla politica all'economia, pas- sando per il mondo dello spetta- colo e per quello dello sport. IL MILAN NEL CUORE. La storia del Berlusconi sportivo è indissolubilmente legata al Milan: il club che - salvato dal fallimento nel febbraio 1986 - porterà sul tetto del mondo. Il legame dell'ex presidente del Consiglio con il club meneghino è stato motivato da questioni di immagine (un trionfo del Milan era un trionfo personale), ma è stato certamente sostenuto da sincera passione e vero amore. 29 TROFEI E UNA COL- LEZIONE DI CAMPIONI: 31 ANNI IRRIPETIBILI - Il Milan, nelle mani di Berlusconi, non solo è tornato ad essere un club vincente: è entrato nella leg- genda del calcio per continuità di rendimento, qualità di gioco e interpreti ed efficienza dell'orga- nizzazione. Il palmares di quei 31 anni - con ogni probabilità irripetibili - parla chiaro: 5 Champions (1989, 1990, 1994, 2003, 2007), 8 Scudetti (1988, 1992, 1993, 1994, 1996, 1999, 2004, 2011), 5 Supercoppe Europee (1989, 1990, 1994, 2003, 2007), 3 Coppe Intercontinentali (poi Mondiali per Club) (1989, 1990, 2007), 1 Coppa Italia (2003), 7 Supercoppe italiane (1988, 1992, 1993, 1994, 2004, 2011, 2016). Allo stesso modo, è memora- bile la lista dei grandi calciatori tesserati dal Milan di Belusconi: tra essi spiccano ben 10 vincitori del Pallone d'oro (Gullit, van Basten, Papin, Roberto Baggio, Weah, Ronaldo, Rivaldo, Shevchenko, Ronaldinho, Kakà), ma l'elenco dei giocatori di pri- missimo livello portati in rosso- nero, durante quel memorabile trentennio, è davvero sconfinato. Facendo dolorose esclusioni tra i grandi acquisti berlusconiani, citiamo atleti del calibro di Donadoni, Rijkaard, Boban, Desailly, Lentini, Savicevic, Bierhoff, Filippo Inzaghi, Rui Costa, Pirlo, Seedorf, Nesta, Pato, Stam, Cafu e Ibrahimovic. QUESTIONE DI STILE - L'epica del Berlusconi collegata al calcio, però, non si può misu- rare solo con i titoli vinti o i cal- ciatori eccezionali tesserati. É stata anche una questione dello intuito le potenzialità comunica- tive e commerciali di questo sport, facendo (non solo) del Milan un perno della strategia di autopromozione e dei palinsesti delle sue televisioni. Anche gra- zie al calcio, il Cavaliere ha favorito sia la propria scalata politica, sia la creazione di un vastissimo impero mediatico. Ma la vision berlusconiana è stata intrinseca al calcio stesso: l'ex premier è stato tra i primi a voler ottenere il risultato sempre e solo attraverso la bellezza del gioco espresso. Solo così lui (e il Milan), oltre ad essere un vincente, sarebbe diventato indimenticabi- le. E per perseguire questo diffi- cile connubio di obiettivi, Berlusconi non ha lesinato inve- stimenti e 'invenzioni' da river- sare nel contesto del calcio: è stato tra i primi a parlare di tur- nover (il Milan - per esaltare e vincere in Italia e nel mondo - avrebbe dovuto sempre poter contare su una rosa profonda, fatta di 20-21 titolari da far ruo- tare); le strutture dedicate alla squadra (in primis Milanello) dovevano essere perfette, all'a- vanguardia e dotate di ogni comfort per i calciatori, di modo che l'unica preoccupazione della squadra fosse concentrarsi sul gioco; lo staff del Milan doveva avere esperti dedicati ad ogni aspetto (di campo, di supporto ai calciatori, di organizzazione e di comunicazione); eventi pubblici e comunicazioni con i media sarebbero dovute sempre essere ficcanti, memorabili e spettaco- lari (in particolare, è storica la presentazione del suo primo Milan, atterrato con tre elicotteri, sulle note della Cavalcata delle Valchirie di Wagner, all'Arena di Milano). L'IMPRESA MONZESE - Il triste declino del Milan berlu- sconiano, avvenuto anzitutto per l'impossibilità di rivaleggiare dal punto di vista economico con le nuove potenze calcistiche, ha avuto come esito la discussa ces- sione del club alla proprietà cinese rappresentata da Yonghong Li, nel 2017. Per il Cavaliere sembrava il definitivo addio al mondo del calcio. Invece, dopo solo un anno, Berlusconi è tornato in campo, acquistando il Monza. Nel giro di due stagioni - dopo investi- menti corposi - il club brianzolo è approdato per la prima volta in Serie A, mantenendo agevol- mente la categoria nel campiona- to appena concluso. É stata l'ul- tima grande impresa calcistica del Cavaliere: un uomo che, ad ogni costo, è quasi sempre riu- scito a realizzare i propri sogni di gloria, anche calcistica..

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