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www.italoamericano.org 35 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | GIOVEDÌ 24 AGOSTO 2023 SOCIETÀ & ATTUALITÀ CRONACHE NOVITÀ EVENTI I Carabinieri che tutelano il patrimonio culturale riportano a casa dagli Stati Uniti 266 reperti archeologici I Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale riportano in Italia dagli Stati Uniti d'America 266 reperti archeologici di pregevole valore, stimati approssimativamente sul mercato mondiale dei beni cultu- rali in svariate decine di milioni di euro. L'inestimabile patrimonio, risalente a un arco temporale che va dall'età Villanoviana (IX/VIII sec a.C.), alla civiltà etrusca (VII/IV sec. a.C.), alla Magna Grecia (V/III sec. a.C.) fino all'età romana imperiale (I-II sec d.C.), era giunto oltreoceano negli ultimi decenni del secolo scorso per essere smerciato da trafficanti internazionali senza scrupoli. L'eccezionale risultato è stato ottenuto in seguito a indagini capillari coordinate dalla magi- stratura italiana e dalla Procura Distrettuale di Manhattan (Dao- District Attorney's Office di New York), con l'Assistant District Attorney NY, colonnello Matthew Bogdanos e i colleghi di Homeland Security Investigations, consolidando una cooperazione di impareggiabile efficacia nel mondo, anche gra- zie alla costante sinergia tra i Carabinieri dell'Arte e il Dicastero della Cultura, guidato dal Ministro Gennaro Sangiuliano. La cerimonia di restituzione si è tenuta a New York, nella sede della Procura, alla presenza del Procuratore Alvin L. Bragg, il Console Aggiunto d'Italia a New York, Cesare Bieller, il Comandante dei Carabinieri Tpc, Generale di Brigata Vincenzo Molinese, il Vice Procuratore del Dao di Manhattan, Colonnello Matthew Bogdanos, e lo Special Agent in Charge di Hsi, Ivan J. Arvelo (nella foto). Tra le opere recuperate figu- rano, in particolare: 70 lotti (che constano complessivamente di 145 pezzi) facenti parte della procedura fallimentare a carico del cittadino inglese Robin Symes, localizzati grazie alle indagini condotte dal Comando Tpc, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, mirate a con- trastare il traffico internazionale di beni culturali; e 65 manufatti, già in collezione alla "Menil Collection Museum" di Houston, in restituzione spontanea. Alcuni degli oggetti recuperati mostrati durante la cerimonia di riconsegna all'Italia (ph courtesy cultura.gov.it) Analisi sul genoma di Otzi svelano nuove caratteristiche fisiche dei nostri antenati vissuti 5000 anni fa l'immagine che abbiamo di Ötzi. Circa 8000 anni fa, i cacciato- ri-raccoglitori dell'Europa occi- dentale si mischiarono gradual- mente ai primi agricoltori migra- ti dal Vicino Oriente (Anatolia), cui si aggiunsero i pastori delle steppe provenienti dall'Europa orientale circa 4900 anni fa. A differenza del primo studio, il team non ha rinvenuto tracce genetiche di questi ultimi. Rispetto ad altre persone dell'Età del rame, il Dna di Ötzi evidenzia invece un'elevata per- centuale di materiale genetico di agricoltori "anatolici". Ciò indi- ca che l'Uomo venuto dal ghiac- cio vantava antenati contadini che vivevano sulle Alpi in relati- vo isolamento. Ulteriori tratti ereditari di Ötzi emersi nel corso delle analisi includono una spic- cata predisposizione all'obesità e al diabete dell'adulto che, presu- mibilmente, non ebbero un gran- de impatto sul suo stile di vita attivo, a confronto con gli stan- dard odierni. Lo studio ha anche fornito nuovi risultati entusiasmanti sul- l'aspetto di Ötzi. Il colore di pelle, già determinato nella U n team di ricercatori dell'Istituto Max Planck per l'antropologia evolu- tiva di Lipsia e dell'Istituto per lo Studio delle Mummie di Eurac Research di Bolzano, ha analiz- zato il genoma dell'Uomo venu- to dal ghiaccio, avvalendosi dei più recenti metodi di sequenzia- mento. Oltre a rettificare le pre- cedenti scoperte sulla sua discen- denza dalle popolazioni della steppa immigrate dall'Oriente, tale studio consente di formulare nuove ipotesi sullo stato di salute e sull'aspetto di Ötzi, in termini di colore della pelle e dei capelli. Nel 2012 è stato decodificato per la prima volta il genoma dell'Uomo venuto dal ghiaccio, con importanti novità per la ricerca sulle popolazioni preisto- riche europee. I progressi tecnologici per il sequenziamento e un database più corposo, comprendente più di diecimila individui preistorici provenienti da tutta Europa, hanno permesso al team di rico- struire il genoma di Ötzi con maggiore precisione e di effet- tuarne il confronto con altri. I risultati completano e ampliano prima analisi del genoma come mediterraneo-europeo, potrebbe essere più scuro di quanto ipotiz- zato in precedenza. Per quanto riguarda i capelli dell'Uomo venuto dal ghiaccio è stata inve- ce rilevata per la prima volta una predisposizione genetica alla cal- vizie maschile. Lo studio, però, non è in grado di determinare se tale predisposizione fosse emersa durante la vita di Ötzi e quanto fosse pronunciata. Tuttavia, nei pressi della mummia sono state rinvenute ciocche di capelli scuri di 9 centimetri. Elisabeth Vallazza, direttrice del Museo Archeologico dell'Alto Adige, che espone una riproduzione museale di Ötzi del 2011, realizzata dai paleoartisti Adrie e Alfons Kennis sulla base delle ricerche dell'epoca, è cauta nell'interpretazione dei risultati: "Oltre a determinare alcuni tratti genetici ereditari, lo studio attua- le apre la discussione anche sul probabile aspetto di Ötzi. Sono lieta che, in futuro, le ricerche possano aiutarci ad elaborare un'immagine più realistica di questo individuo vissuto oltre 5.000 anni fa". Ricostruzione dell'Uomo venuto dal ghiaccio nel Museo Archeologico dell'Alto Adige di Kennis & Kennis, 2011 (c) Museo Archeologico dell'Alto Adige / foto-dpi.com