L'Italo-Americano

italoamericano-digital-4-17-2025

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GIOVEDÌ 17 APRILE 2025 www.italoamericano.org 36 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & CULTURA PERSONAGGI PATRIMONIO TERRITORIO Nel 1921 il teramano Ottavio Silvestri inaugurò a New York la parrocchia di San Giuseppe che divenne punto di riferimento per gli italoamericani (© Debra Reschoff Ahearn | Dreamstime.com) I n un articolo apparso nel 1986, il New York Times lo ricordava come chi seppe avviare agli studi migliaia e migliaia di ragazzi italo-ameri- cani. Grazie alla sua tenacia una intera generazione di giudici e avvocati gli doveva tutto. Il giu- dice della Corte d'Appello Vito J. Titone, raccontò che il padre amava dirgli: "Se non ci fosse stato monsignor Silvestri saresti stato un muratore come me". Una testimonianza tra le tante, che incorniciano una vita dedica- più poveri e gli orfanelli, una vera amorevole casa. La sua impresa sociale diven- ne peraltro spunto per un film di successo, diretto dal regista Norman Taurog nel 1938: "La città dei ragazzi" (Boys town). Nella storia realizzata su cellu- loide furono in molti a ricono- scere in padre Flanagan, interpre- tato da un superlativo Spencer Tracy, il tenacissimo sacerdote italiano. E nonostante il suo impegno, fu oggetto anche di polemiche pretestuose. Alcuni gli rimproverano infatti di aver accettato contributi di dubbia provenienza o una certa vicinan- za ad alcuni personaggi vicini al nascente regime fascista. Argomenti che il missionario riu- scì sempre a smantellare dimo- strando la propria buona fede. Silvestri amava rispondere sem- plicemente: "Per i miei ragazzi e per i miei poveri farei tutto il possibile". Spinto dal motto che fece pro- prio "Servire, servire e servire", e che aveva seguito per tutta la sua vita, monsignor Silvestri lavorò alacremete fino all'ultimo giorno della sua vita dedicandosi sem- pre alle opere di carità e solida- rietà. Morì l'8 agosto del 1950, all'età di 75 anni. Ai suoi fune- rali parteciparono migliaia e migliaia di fedeli per rendere omaggio al loro "papà Ottavio". La chiesa di San Giuseppe, nel 2013, venne innalzata da papa Benedetto XVI a co-cattedrale diocesana (accanto alla cattedrale basilica di San Giacomo). L'ultimo successo di una vita dedicata alla comunità italo-ame- ricana di Brooklyn. ta alla comunità italo-americana di una metropoli che stava pian piano cercando di riscattarsi dalla povertà economica e cultu- rale. E ad Ottavio Silvestri migliaia di bambini e poveri ita- liani devono davvero tutto, tanto da chiamarlo "papà Ottavio". Ottavio Silvestri nacque a Sant'Egidio alla Vibrata (provin- cia di Teramo) il 30 maggio del 1875 e a soli dieci anni decise di entrare nel seminario di Ascoli Piceno. Dodici anni dopo venne ordinato sacerdote e nel 1906 attraversò l'Oceano Atlantico per dedicarsi alla comunità italiana di New York. Dopo soli cinque anni divenne, nel 1911 divenne cittadino americano, ma fin dai primi giorni dal suo arrivo, Silvestri si impegnò a creare mense per i poveri e a sostenere con ogni mezzo possibile i suoi connazionali. Nel 1919, dopo aver acquista- to un terreno a Brooklyn, diede vita al suo progetto che prevede- va la realizzazione di una nuova parrocchia. Nel 1921 venne inau- gurata la Parrocchia di San Giuseppe, una realtà destinata a diventare nel giro di poco tempo un punto di riferimento per tutti gli italo-americani e i diseredati. Ai bambini e ai ragazzi egli dedicò l'intera sua esistenza, e tutte le sue forze, nel tentaivo di sottrarli a un futuro di povertà e violenza. Ci riuscì grazie alla sua enorme tenacia, tanto da costrui- re in un terreno abbandonato accanto alla parrocchia, un solo anno dopo l'inaugurazione della stessa, una scuola che oggi porta il nome di Santa Francesca Cabrini, la santa degli emigrati italiani. Monsignor Ottavio Silvestri impegnò tutte le sue forze per portarvi ogni bambino del quar- tiere, sottraendolo ai lavori più umili e incentivando la voglia di riscatto. Una scuola che era per i GENEROSO D'AGNESE Don Silvestri, il parroco teramano che salvò migliaia di ragazzini italoamericani dalla povertà culturale

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