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GIOVEDÌ 15 MAGGIO 2014 www.italoamericano.com 21 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | MIchAEL TRAVERSA A Los Angeles si apre con 'Pane e cioccolata' la retrospettiva dedicata a Nino Manfredi Il 4 giugno 2004, a 83 anni, se ne andava Nino Manfredi, uno dei mostri sacri della commedia all'italiana. Per il decennale della scomparsa, la famiglia Manfredi, con il supporto delle associazioni Dalia Events e Onni, ha organizzato 'Nino!', omaggio alla vita artistica e pri- vata dell'attore. La retrospettiva toccherà diverse città nel mondo nei pros- simi mesi, ma sceglie Los Angeles per aprire le celebrazio- ni con l'attesa proiezione di "Pane e Cioccolata" nella ver- sione restaurata dal laboratorio L'Immagine Ritrovata della Cineteca di Bologna. La serata di gala si svolge al prestigioso Linwood Dunn Theater dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences e segna il 40esimo anniversario dall'uscita del film nelle sale. Durante il ricevimento che precede la proiezione, allestito nell'atrio adornato da fotografie inedite scattate sui set dei film più importanti di Nino Manfredi, ci si incontra, ci si saluta e ci si confronta sui ricor- di del grande attore romano. Ricordi legati alle indimentica- bili pellicole e all'immenso patrimonio cinematografico che Manfredi ha lasciato alle spalle, e perché no, anche alle celebri pubblicità del caffè Lavazza, delle quali Manfredi è stato pro- tagonista, rimaste impresse per la sua grande simpatia che anda- va aldilà del prodotto in vendita. Tra il pubblico ci sono giovani e meno giovani, alcuni all'uscita del film erano ancora bambini o forse non erano ancora nati, una domanda ricorre dunque nelle varie conversazioni: ma tu hai già visto il film? E se tra i pre- senti la risposta è in gran parte positiva, per molti è passato così tanto tempo che è come se fosse la prima volta. Rivivere in questo particolare momento storico un film che affronta in chiave amaramente comica la condizione degli emi- grati all'estero assume un inte- resse di grande attualità. La storia, per chi non lo sapes- se, parla di un Italiano emigrato in Svizzera, Nino Garofoli, il quale cerca di adattarsi ad usi e costumi diversi da quelli del proprio Paese. L'uomo ammira i pregi che rendono la Svizzera migliore (pulizia, cortesia, edu- cazione civica), allo stesso tem- po, però, si comporta inconsape- volmente come l'Italiano medio tanto detestato (quello che fuma nonostante i divieti e che si di- mostra incurante delle leggi). Garofoli svolge un modesto lavoro di cameriere in un risto- rante di lusso dove viene sfrutta- to perché straniero; compie con- tinui sacrifici sempre cercando di mantenere la propria dignità. La speranza è quella di mettere da parte abbastanza denaro per- ché un giorno possa far arrivare anche la famiglia lasciatosi alle spalle. L'uomo incarna un invito a vi- vere la vita, a non farsi sconfig- gere dalle avversità, perché un grande passo come quello di tra- sferirsi in un altro Paese, lontano dai propri cari, porta con sé an- che momenti di sconforto, che potrebbero spingere a gettare la spugna. Eppure ogni volta che il personaggio è sul punto di salire sul treno che dovrebbe riportarlo in Italia, accettando la sconfitta, riesce sempre a trovare una motivazione (ed un escamotage) per restare. Una grande lezione morale. Un film che a quarant'anni dalla sua uscita ha ancora tanto da dire sull'identità individuale e che sembra parlare direttamente al pubblico della città degli angeli, che ben conosce le insi- die che si nascondono nella scelta di emigrare. La stessa vedova Manfredi, Erminia, presente insieme alla figlia Roberta e alla nipote Sara, ha ricordato il parallelismo tra passato, presente e futuro nella commossa introduzione alla pel- licola. "Questo film aveva un'impor- tanza particolare per Nino. È in onore del nonno emigrato in America, a Saratoga, alla fine dell'Ottocento. Faceva il mina- tore e non vedeva mai la luce del giorno". Entrambi i nonni di Nino Manfredi furono immi- granti. Poi la nonna perse un fratello in America e prese la dura decisione di tornare in Italia con la figlia (futura madre dell'attore). La nonna e il nonno non si sono visti per venticinque anni. Continua Erminia: "È notizia di questi giorni che la Svizzera non voglia più l'immigrazione di italiani. Questo film sarà importante per sempre. Nino era solito dire, oggi si emigra molto dall'anima". La donna appare molto emo- zionata per la dimostrazione d'affetto e la calorosa accoglien- za che il pubblico americano riserva alla memoria del marito: "Mi confondo con tutta questa gente". Trova sostegno morale nella giornalista Silvia Bizio, coordinatrice della serata, con lei sul palco per la traduzione simultanea in inglese. Un piccolo assaggio delle fotografie che ripercorrono la carriera dell'attore tratte dalla collezione privata sarà in mostra presso l'Istituto Italiano di Cul- tura di Los Angeles prima di approdare a Roma in autunno. All'inaugurazione farà seguito una retrospettiva delle pellicole più rappresentative in scena sempre all'Istituto per un'intera settimana. "Nino!" è l'omaggio alla vita artistica e privata dell'attore Nino Manfredi per il decennale della scomparsa Pane e Cioccolata, film del 1973 sull'emigrazione italiana La lunga storia della trasmissione televisiva degli Oscar e del messicano che fu modello per la statuetta La storia delle trasmissioni televisive degli Oscar è racconta- ta nel numero di maggio di VideoAge, rivista di settore americana. Prendendo lo spunto dal grande successo che gli Oscar hanno in America Latina (trasmessi in diretta nella stessa fascia oraria), VideoAge ha ripercorso la storia dal primo telecast nel 1953 della 25ma edizione del premio ai migliori film, registi e attori del- l'anno precedente, fino ai giorni nostri, in cui gli Oscar attirano un pubblico internazionale paragonabile a quello dei Mondiali di Calcio. Quella delle trasmissioni degli Oscar è una storia mai prima d'ora raccontatata, difficile da ricostruire per mancanza di ma- teriale d'archivio e per la scom- parsa dei personaggi che ne hanno fatto un successo mondi- ale. Una ricerca che ha richiesto tre mesi di lavoro, non solo in Canada e Messico (Paesi che hanno partecipato al primo tele- cast del 1953), ma anche in Argentina, Brasile, Colombia e Venezuela. In quest'ultimo Paese, dove gli Oscar rappresentano un grande evento nazionale, quest'anno non sono stati trasmessi in "Academy Awards of Merit", mentre dal 2013 divenne sem- plicemente "The Oscars". Seppur abbia partecipato molto dopo l'America Latina, l'Italia è il Paese (fuori dagli Stati Uniti) che ha ricevuto il maggior numero di Oscar (14), a partire dal 1956. Prima ancora, un Oscar era andato ad Anna Magnani, come attrice in un film ameri- cano, e nel 1934 al regista ameri- cano (nato in Sicilia) Frank Capra. DOM SERAFINI chiaro (solo via satellite) per volontà del governo e, la sorte ha voluto, che proprio questa volta siano stati premiati molti talenti latino americani. L'Argentina è il primo Paese che ha ricevuto un premio spe- ciale per il miglior film (non americano) nel 1948, molto prima che l'Oscar al miglior film straniero venisse creato nel 1956. In Messico, oltre ai tanti talenti premiati con l'Oscar, pare che a fare da modello per la statuetta sia stato l'attore-regista messi- cano Emilio "El Indio" Fernández. Anche il nome "Oscar" ha una storia tutta sua, poiché fu creato per caso (ci sono due versioni che VideoAge racconta, reperi- bili su www.VideoAge.org) nel 1931, riconosciuto solo nel 1939, e solo recentemente adottato. Agli inizi il programma televi- sivo veniva chiamato "Academy Awards Show" ed il premio Emilio Fernandez, detto El Indio