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GIOVEDÌ 5 GIUGNO 2014 www.italoamericano.com 22 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Angelo J. Di Fusco, CPA Tax preparation & planning Financial statements & accounting Financial planning & budgeting Quickbooks professional advisor & small business consulting Let's team up to cut your taxes 25 years experience Parliamo italiano 818/248-9779 www.difusco.com Con il tempo, come sulle bucce di banane, anche per le parole si può scivolare sul significato luiGi Casale Abbiamo avuto modo di par- lare di come le parole possono cambiare di significato, col tempo e con l'uso; spostandosi lentamente da un significato ad un altro; sia quelle più dense di significato in quanto indicano un'azione, un oggetto, una qua- lità, o anche una realtà immateri- ale o fantasiosa (come abbiamo visto per cafone, idiota), sia quelle che apparentemente indi- cano semplicemente una rela- zione, come gli avverbi o le preposizioni (e l'abbiamo visto con affatto). Come per ogni cosa, anche per questi processi o fenomeni c'è una causa. Ma di questo non voglio parlare adesso, anche per- ché non sempre la conosciamo. Mi basta constatare l'effettiva trasformazione del significato delle parole, che tecnicamente si chiama "scivolamento di signifi- cato": immaginando che la paro- la si muova su di una superficie - l'area semantica - o allargando e restringendo l'area di significa- zione, oppure allontanandosi lentamente dalla propria per an- darne ad occupare una più dis- tante. Evidentemente tra le cause di questi fenomeni, buona parte è occupata da fattori psicologici alla base dei comportamenti u- mani, compreso quello di comu- nicare per mezzo della parola. Oggi tutti siamo convinti che il significato di barbaro sia "inci- vile", perché è con questo signi- ficato che generalmente utiliz- ziamo quella parola. Ma pare (il pare è solo precauzionale, non avendo formulato da me questa teoria) che barbaro sia un ter- mine onomatopeico, cioè una pa- rola che ripete nella sua fonetica (la pronuncia stessa della parola) il suono o il rumore di un ogget- to della realtà. In questo caso il "bar, bar, bar, ..." della parola barbaro era il suono che gli an- tichi Greci percepivano dalla parlata dei propri confinanti. Quindi i "bàrbaroi" erano essenzialmente "quelli che par- lano una lingua diversa dalla propria" per i Greci. Ma poiché chi parla diversamente da noi è uno straniero, il passaggio del significato da barbaro a stra- niero è quasi naturale. E sic- come lo straniero – ed ecco l'ele- mento psicologico – non è mi- gliore di noi, né tantomeno pari a noi (egocentrismo) lo straniero è l'incivile. Fine dello spostamen- to. Per adesso ...! E che dire di ipocrita che pres- so i Greci era semplicemente l'attore. Cioè uno che recita una parte fittizia che non è la sua esperienza di vita, ma è la simu- lazione di una vita virtuale narra- ta con l'azione scenica. E oggi! Che significa ipocrita? E i pagani? Per i Romani erano semplicemente gli abitan- ti del "pagus"; mentre per i cri- stiani divennero i non credenti in quanto legati alla religione degli dei della mitologia tradi- zionale. Il rivale oggi è il concorrente, l'avversario. Ma se pensiamo che la parola contiene la stessa radice della parola riva allora si vede bene che il rivale è quello che abita sulla riva, o al massi- mo sulla riva opposta. Così vicino: che diventa pros- simo, partendo dal significato di abitante del "vicus" (paese)". Oggi dovremmo dire: paisa'. Mentre i patrizi, per quanto poco usata, la parola indica la nobiltà. Mentre a Roma erano le famiglie che, in base al censo, avevano accesso alle cariche pubbliche, grazie alle quali poi si era ammessi a far parte del senato. E poiché i senatori erano chiamati "Patres", "patriciae" erano le famiglie che avevano avuto qualche loro membro, se- natore. La dizione andò in disuso dopo che anche i plebei furono ammessi al consolato; allora la distinzione tra patrizi e plebei perse il suo significato, e si co- minciò a parlare di nobiltà (i ric- chi) in opposizione a popolo oppure di "classe senatoria" (i politici, esclusi dalle società di capitale) in opposizione a quella dei "cavalieri" (gli appaltatori e imprenditori, esclusi da certe funzioni pubbliche). Maschera del teatro greco