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GIOVEDÌ 3 LUGLIO 2014 GIOVEDÌ 3 LUGLIO 2014 www.italoamericano.com 22 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Angelo J. Di Fusco, CPA Tax preparation & planning Financial statements & accounting Financial planning & budgeting Quickbooks professional advisor & small business consulting Let's team up to cut your taxes 25 years experience Parliamo italiano 818/248-9779 www.difusco.com Così fan tutti nell'italiano d'oggi (un po' sgrammaticato): non si usa più la distinzione tra gli e le luIGI CAsAle Fino agli anni sessanta, per dire "a lui", "a lei", usavamo le forme atone "gli" e "le" (per intenderci, quelle che attacchia- mo all'imperativo, all'infinito, al gerundio nelle espressioni tipo: "ricordagli / ricordale"; "per ricordargli / per ricordarle"; "ricordandogli / ricordandole"). Mentre al plurale si è generaliz- zata la forma "gli" sia per il maschile che per il femminile (per dire ad essi oppure ad esse). L'italiano standard, oggi, nel singolare ha eliminato la opposi- zione gli/le delle enclitiche del pronome personale di terza per- sona (corrispondenti a: a lui / a lei), introducendo l'uso indistinto di gli per il singolare e il plurale. Quando l'opposizione era netta e percepita come tale, ogni varia- zione che non rispettasse, al sin- golare, la distinzione tra maschile e femminile era indiscutibilmente un "errore" (cioè un allontana- mento dalla giusta strada). Oggi, invece, pare che il femminile "le" sia scomparso. Fateci caso! Si dice "gli", sia per dire "a lui" che per dire "a lei". Come già si diceva "gli" ("ad essi" e "ad esse") per il plu- rale, indistintamente. Una volta Francesco Sabatini, il linguista, ha cercato di convin- cerci sulla giustezza della elimi- nazione della differenza, e sulla opportunità di usare la stessa forma "gli" (così fan tutti!) sia per il maschile che per il femmi- nile. Cercando di spiegare che in latino la forma "ei" (dativo del pronome: is, ea, id) da cui dipen- de il pronome italiano "gli" era forma unica per il maschile e il femminile. In teoria tutto giusto. Ma come si fa a spiegare a Sabatini che questa nozione ce l'ha solo lui e quanti, come lui, ancora si ricordano del latino? Se il parlante per il quale la lingua – generalmente – è opaca arriva alla eliminazione di una opposizione, non ci sono giustifi- cazioni che tengano, o linguisti che pontifichino; ed è inutile ten- tarne una spiegazione. È così, e basta. Anche il linguista deve prenderne atto. Perciò il prof. Sabatini non aveva alcuna neces- sità di trovare una giustificazione alla nuova situazione linguistica che si è determinata. Perché, la stessa cosa vale anche per quando una nuova opposizione si crea (come nel caso di gli che si oppo- ne a le), quale ne sia il motivo; generando così un nuovo segno distintivo, come evidentemente era capitato nella situazione pre- cedente. E pensare che quando lo stan- dard della lingua italiana indicava ancora come significativa la dif- ferenziazione tra "gli" e "le" (opposizione semantica), già mia suocera l'aveva eliminata sce- gliendo però, in questo caso, non "gli" ma "le", sia il per il maschi- le che per il femminile. Lei diceva "le ho detto", sia che parlasse di un uomo sia che parlasse di una donna. In effetti era segno del suo codice linguisti- co. Ma mia suocera era di origine catanese: siciliana quindi. Lingua che, per appartenere ad un'isola linguistica, si è conservata più fedele al latino. Il linguista Francesco Sabatini difende l'uso di "gli" in entrambi i casi "Gli" per il maschile, "le" per il femminile: oggi non c'è più distinzione?