L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-09-2014

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GIOVEDÌ 9 OTTOBRE 2014 www.italoamericano.com 29 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Il fermento culturale del Novecento alla Gam di Firenze NIcOLETTA cuRRADI A cento anni dalla sua fonda- zione, la Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze espone e racconta le sue collezioni del '900 dal 28 ottobre all'8 marzo 2015. Nonostante la Galleria sia nota soprattutto per essere il museo che vanta la più vasta e importante, storicamente e quali- tativamente, collezione di dipinti macchiaioli al mondo, è probabi- le che non tutti conoscano l'inte- totitolo, è più di una mostra, è la prova per un percorso museale di capolavori per lo più inediti del secolo scorso, che speriamo pos- sano finalmente trovare, a con- clusione dell'esposizione, una collocazione stabile nelle ultime sale di facciata della Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti". Fu l'importante Legato al museo voluto nel 1896 dal critico Diego Martelli, sodale del movi- mento macchiaiolo, ad eviden- ziare la necessità che anche a grado di illustrare criticamente la lunga e complessa storia verso la fondazione museale; si trattò di fasi storiche che precedettero e prepararono la successiva stagio- ne culminata con la Convenzione tra Stato e Comune di Firenze stipulata nel giugno 1914; rima- neva però ancora da individuare uno spazio espositivo adeguato ad una collezione in continua crescita. Le donazioni di opere accolte, oltre agli acquisti allora effettuati finalizzati fin dall'inizio a com- porre il percorso del futuro museo permettono di comprende- re i criteri di scelta che vennero adottati da quella commissione, tuttora vigente, che era stata isti- tuita e giuridicamente prevista dalla Convenzione con l'incarico di accrescere, secondo precise indicazioni critiche, il patrimonio del museo. Nella selezione delle opere esposte sono state scelte quelle dei principali interpreti della cul- tura figurativa italiana del '900: Felice Carena, Felice Casorati, Giorgio De Chirico, Filippo De Pisis, Gino Severini, Giuseppe Capogrossi, Guido Peyron, Ottone Rosai, che si alternano a quelle, prevalenti per quantità, degli esponenti del gruppo del "Novecento toscano" di Baccio Maria Bacci, Giovanni Colacicchi e degli altri sodali, vicini al clima della rivista Solaria ed al ritrovo canonico della cultura fiorentina, il caffè delle "Giubbe Rosse", che resero la città negli anni Venti un fertile centro di incontro dei migliori artisti ed intellettuali italiani. In mostra le opere acquistate alle varie edizioni delle Biennali veneziane tra il 1925 ed il 1945, alla Quadriennale Romana del 1935, e a quelli, molto più nume- rosi, operati in sede locale presso la Società di Belle Arti di Firenze e delle Sindacali Toscane, dedi- cate alla cultura figurativa regio- nale, ove vennero comprate, fra le altre, opere di Giovanni Colacicchi, Ottone Rosai, Alberto Magnelli, Oscar Ghiglia, Achille Lega, Ardengo Soffici, Lorenzo Viani, Libero Andreotti, Italo Griselli etc. Oltre a questi ingressi non meno rilevanti erano quelli che giungevano grazie ai doni, testi- monianza, con la loro crescente frequenza, di un rapporto sempre più stretto tra la Galleria d'arte moderna e la città. Gli anni del dopoguerra furo- no caratterizzati da una stasi nel- l'attività di acquisizioni di opere da parte della Commissione; tut- tavia a partire dal 1950, per i suc- cessivi venti anni, la Galleria aggiornò le proprie collezioni del sa manifestazione destinava al museo. Queste opere, del resto, sono l'unica testimonianza effica- ce della cultura figurativa italiana di quegli anni e rappresentano un significativo incremento di dipin- ti dovuti alla mano di Felice Casorati, Filippo De Pisis, Primo Conti, Fausto Pirandello, Vinicio Berti, Fernando Farulli, Sergio Scatizzi, Corrado Cagli. Rilevanti, poiché documenta- no un deliberato interesse verso la contemporaneità, appaiono invece quegli acquisti conclusi, in via del tutto straordinaria, alla II° Esposizione Internazionale della Grafica del "Fiorino" del 1970: Burri e Jasper Jones. Il percorso della mostra termi- ressante raccolta di opere nove- centesche fino ad oggi relegata nei depositi. L'esposizione tende ad attrar- re l'attenzione su questo museo nel museo, fino ad ora sommerso per insufficienza di spazi esposi- tivi: "sono come le luci di un faro quelle che si accendono e spen- gono sulle collezioni di questo museo: una sorta di percorso a corrente alternata che consente di poter far vedere le più significati- ve selezioni di tutto il patrimo- nio". Simonella Condemi, diret- trice della Gam spiega: "Racconteremo attraverso questa mostra, grazie al suo taglio stori- cistico, i tempi e i modi che caratterizzarono le acquisizioni delle opere in Galleria così da evidenziare, attraverso le scelte operate nel corso del decenni del secolo scorso, i fermenti culturali della Firenze di quel tempo. Ma, come si accenna nel sot- Firenze, come già a Roma e Venezia, vi fosse una Galleria che presentasse al pubblico le proposte dell'arte moderna. La raccolta di opere di importanti esponenti dell'arte ottocentesca toscana, soprattutto macchiaiola, doveva quindi trovare degna col- locazione in un percorso che comprendesse le novità delle cor- renti contemporanee. Nel marzo del 1913 nelle 7 sale della Galleria dell'Accademia di Firenze, il direttore generale del ministero, Arduino Colasanti inaugurava una prima modesta sezione degli spazi museali dedicati all'arte moderna che undici anni dopo, nel giugno 1924, sarebbe appro- data a Palazzo Pitti nell'attuale sede. Le diverse provenienze delle opere che allora la compo- nevano, consistenti nei premi Accademici e nelle raccolte lore- nesi e sabaude, erano già in na con la presentazione delle ulti- me acquisizioni volute dalla Commissione operate negli ulti- mi trenta anni della sua attività, dal 1985 ad oggi: tra queste "Confidenze" di Armando Spadini, "la Mascherata" di Mario Cavaglieri, già in collezio- ne Longhi, e una bellissima "Veduta" di Grizzana di Giorgio Morandi, dedicata all'amico Ragghianti. Per completare il panorama si è voluto riproporre nell'Andito degli Angiolini un'ampia selezio- ne delle opere di grafica che ven- nero presentate nell'Esposizione Internazionale del Bianco e Nero tenutasi a Firenze nel maggio 1914 presso la Società di Belle Arti. D'altro canto, alla grafica si concedeva un confronto più ardi- to ed immediato con le novità internazionali. Questa sezione, che aprirà al pubblico dopo il 25 novembre, è curata da Rossella Campana con la collaborazione di Rosanna Morozzi e Giorgio Marini sotto la direzione di Simonella Condemi e documenta l'eccellente livello qualitativo e il respiro internazionale delle opere presentate in quell'occasione. Novecento grazie all'ingresso delle opere premiate alle varie edizioni del "Premio del Fiorino", che lo statuto della stes- Felice Casorati, Rape, 1938 circa, olio su tela Alberto Savinio, Orfeo e Euridice, 1951, tempera su cartone Il grido d'allarme nel 'pianto di Cristo' del polo museale di Gualdo Tadino Il Polo Museale città di Gualdo Tadino, nel Perugino, ha accolto la performance dell'arti- sta valdostano Gabriele Maquignaz che, per la prima volta, utilizzando una tela di misure monumentali (per un totale di 21 metri quadrati di superficie), ha eseguito "Il pianto di Cristo". "L'opera è un grido d'allarme e al contempo un gesto di spe- ranza, in difesa di un mondo che non può soccombere alla guer- ra", spiega Catia Monacelli, direttore del Polo Museale che ne ha coordinato il progetto, "e parte, non a caso, da una chiesa francescana e da una terra di pace quale l'Umbria". L'istallazione, dagli apparenti Invita alla pace, alla fede, alla speranza e alla solidarietà. Consola chi subisce ingiustizie ed è perseguitato. Rompe il silenzio colpevole dei potenti. Osservando il Pianto di Cristo vengono in mente le antiche Croci dipinte medievali. Quelle grandi Croci in legno massiccio, diffuse in Toscana ed Umbria dal XII al XIV secolo. Il Pianto di Cristo però è un'opera contem- poranea, nata e concepita all'alba del XXI secolo. L'autore pre- scinde dalla storia visiva prece- dente. Sente, crea, manda i suoi messaggi attraverso l'arte, come fa Munch con il suo Grido. Si immedesima nell'azione e lascia la sua impronta come atto reli- gioso e artistico". tratti naif, è una sorta di sinopia del volto di Cristo che emerge dalla bianca e gigante tela che campeggia all'interno della Chiesa ad unica navata. Accompagnato dalle note di oboe e violino, l'artista che è figlio del noto pittore Aimé Maquignaz, è intervenuto sull'opera in diretta, alla presen- za di un numeroso pubblico, innalzandosi con uno speciale supporto di fronte al volto sacro e attraverso un processo di profonda immedesimazione, ha colato dagli occhi uno smalto rosso, simbolo della sofferenza e del sangue di Cristo che torna a versarsi per l'umanità dolente. Maurizia Tazartes, nota stori- ca e critica dell'arte, spiega: "Maquignaz, come l'iconografo, invia un messaggio al mondo. Parla dal vivo con le lacrime. Il pianto di Cristo di Maquignaz

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