Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel
Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/422951
GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014 www.italoamericano.com 24 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | I volti dell'Ermetismo in 80 opere di Venturino a Firenze Sulla falsariga di uno spiritua- lismo di matrice cattolica e di un atteggiamento vagamente esi- stenzialista, alla metà degli anni Trenta si era affermata in Italia tura come vita", secondo la cele- bre formula di Carlo Bo, già al centro della visione ermetica, specchio di una condizione stori- co-esistenziale difficile, stretta tra il regime fascista e l'incombente Seconda Guerra Mondiale, attra- verso una scultura che della vita sia capace di narrare gli aspetti più intimi dell'uomo. Toccanti i volti degli amici poeti: Bigongiari, Luzi, Parronchi, tre uomini, tre perso- naggi, tre vite, cui Venturino Venturi si avvicina con l'occhio dell'artista e del'amico, immorta- landoli in splendidi ritratti sculto- rei. Particolare forma d'espressi- vità artistica, poetica biografia di forme, ombre e colori, che, con maggior intimità della fotografia, ritrae quella luce dell'anima attraverso la quale l'artista parla di sé, delle sue ambizioni e ango- sce, dei suoi dubbi e spavalderie, il ritratto è una scelta espressiva particolarmente coraggiosa per chi ne è l'oggetto; è un mettersi a nudo davanti all'artista e al pub- blico, sino ad esprimere quasi sempre un'intensità tanto intima da comunicare una certa qual commozione. I ritratti di Venturi, oltre che indiscussi capolavori scultorei, sono chiavi d'accesso per l'invi- sibile, nel senso che alzano il velo sull'intima essenza del sin- golo. In scultura, inizia la sua ricerca partendo da materiali "primitivi", quali pietra, legno, ferro, quelli che hanno accompa- gnato da sempre il cammino evo- lutivo della specie, che gli hanno permesso di affinare lo spirito d'osservazione, la manualità, il senso di appartenenza a una realtà composita, e la consapevo- lezza di poter modellare questa stessa realtà, di imporle il proprio volere, affermando il suo arbitrio di uomo. L'arcaicità greca e il primitivismo africano, si ritrova- no nelle sculture di Venturi, che catturano quel carattere mitico e soprannaturale che forse l'uma- nità primordiale ha per un attimo posseduto. Il suo astrattismo pit- torico è teso a riportare il lin- guaggio alla sua elementarità, cercando di dare ordine a spazi, bisogni, pensieri, ragionamenti. Il catalogo della mostra è edito da Polistampa: la pubblica- zione è dedicata all'artista tosca- no e ai legami di quest'ultimo con gli scrittori e i poeti attivi a Firenze nella stagione ermetica. Le ottanta opere tra dipinti e scul- ture di Venturi, e in particolare i ritratti di Mario Luzi, Piero Bigongiari e Alessandro Parronchi, testimoniano la singo- lare osmosi che si venne a creare tra poesia e arte visiva nella Firenze del secondo Novecento. "Da quei volti", scrive Giovanna Giusti, "di Parronchi, di Bigongiari, di Bergomi, di Luzi e di Ungaretti, della Campo e della Vigo, Venturino traeva linfa per scalfire una materia che si affidava, come la parola, alla sintesi, all'espulsione del super- fluo; e lo faceva per il puro inte- resse a cavarne l'essenza, senza interpretazioni o complicità psi- cologiche. Per sé. Per tutti". I testi sono di Lucia Fiaschi, Susanna Ragionieri, Giovanna Giusti, Nicoletta Mainardi, Franco Zabagli caratteri individuali. La sua car- riera artistica si consolida defini- tivamente nel Dopoguerra, dopo gli anni difficili sul fronte albane- se, e le gravi ferite che ne riportò. Del suo lungo percorso artisti- co, la mostra è occasione per riscoprire i primi anni Cinquanta e i primi anni Sessanta: a Villa Bardini si potranno ammirare circa ottanta opere, fra cui i ritrat- ti dei protagonisti della grande stagione poetica dell'ermetismo, e, per la prima volta, trenta olii su carta della serie degli astratti, mentre l'Archivio Bonsanti del Gabinetto Viesseux ospita una selezione di ritratti astratti, oltre a vari scritti di Venturi. Che da parte sua era convinto che l'arte fosse specchio dell'uomo, e nei suoi ritratti ha sempre cercato la psicologia, l'intimità, la specifi- cità di ognuno dei soggetti. In mezzo, gli anni bui di San Salvi, dove fu ricoverato per una grave depressione. L'arte, quella più autentica, che nasce da dentro e non cerca le facili, chiassose platee, è affare da galantuomini, che nel silenzio di un'esistenza appartata danno forma alle loro più intime rifles- sioni. Nel caso di Venturi, si trat- ta di avvicinarsi a quella "lettera- Manifattura di Montelupo, vassoio, ultimo quarto del XVI secolo Venturino in posa nel suo studio a Loro Ciuffenna nel 1977 da il dibattito culturale italiano. Tuttavia, da artista puro, non aderirà mai a nessun movimento, rifiutando nel '47 l'invito di Fontana ad avvicinarsi allo Spazialismo. La sua incessante ricerca avrà costanti e spiccati la poesia ermetica, così definita dalla critica, inizialmente in senso dispregiativo, a motivo di uno stile oscura, misteriosa e di difficile interpretazione. Firenze, dopo l'esperienza futurista, si era mantenuta al cen- tro della scena culturale italiana, ospitando nelle sale dell'ormai celebre Caffè delle Giubbe Rosse, le serate del gruppo degli ermetici, che in città contavano, fra gli altri, Mario Luzi, Piero Bigongiari e Alessandro Parronchi. Di questi tre grandi uomini, ricorrono i cento anni dalla nascita, occasione per risco- prire una stagione culturale fio- rentina e italiana che si è intrec- ciata con l'arte figurativa. Accade con la suggestiva mostra Volti dell'ermetismo. Venturino a Villa Bardini e all'Archivio Bonsanti, a cura di Lucia Fiaschi, una mostra che s'inserisce in un più ampio pro- getto di riscoperta del Novecento, che proseguirà lungo tutto il 2015. In quest'occasione, seguiamo il delicato connubio umano fra scultura e poesia, attraverso i ritratti dei protagonisti, nonché si fa luce su Venturino Venturi, scultore e pittore, figura chiave del Novecento toscano e italiano. Nato a Loro Ciuffenna nel 1918, dovette presto trasferirsi in Francia e Lussemburgo, al segui- to del padre esule politico; tutta- via, il Pratomagno fatto di boschi secolari, roccia e ruscelli gli sarebbe sempre rimasto nel cuore. Già con la vocazione per l'arte ben chiara, giunge a Firenze nel '36 sulle tracce di Masaccio, Donatello e Michelangelo. Nello stesso tempo, frequenta le Giubbe Rosse, e l'ambiente dell'ermeti- smo, che in quegli anni surriscal- Collezione di maioliche e ceramiche toscane a Casa Buonarroti La mostra di Casa Buonarroti a Firenze si presenta con un tito- lo interessante e allusivo, dato che rivela una passione che risale alla prima gioventù del collezio- nista Marino Marini, rimasto poi per sempre fedele. Il percorso espositivo parte dalle più antiche 'maioliche arcaiche' per proseguire con le imitazioni locali dei prodotti importati dalla Spagna moresca e infine passare, dalla fine del Quattrocento, all'esplosione del colore con i decori policromi uti- lizzati per i due secoli successivi. Uno spazio assolutamente premi- nente è quello riservato alle pro- duzioni di Montelupo. Si tratta sempre di pregevoli esemplari riconducibili alle numerose bot- teghe vasarie distribuite in ambi- to regionale: una vera e propria panoramica su un'attività fonda- mentale del passato, attraverso la quale si coglie il livello di capo- lavori troppo spesso relegati a s emplici oggetti d'arredo. I manufatti esposti rappresentano la parte più cospicua dell'intera raccolta e la selezione è stata effettuata con l'intento di poter offrire il più vasto orizzonte pos- sibile sulle varie fasi produttive che si susseguono nel tempo. La mostra, curata da Marino Marini, archeologo medievista specializzato nello studio delle produzioni ceramiche di area fiorentina del periodo rinasci- mentale, presenta più di cento pezzi fra cui boccali, rinfresca- toi, catini, scodelle, orcioli, cio- tole, arbarelli e piatti, reperiti sul mercato antiquario, italiano e internazionale, oggetti unici e di straordinario interesse, dall'a- spetto vivace e policromo, ani- mati da decori floreali, da tralci e foglie traforate, stilemi di tipo geometrico e fitomorfico. Una scelta, operata tra più di 400 esemplari ceramici di produzio- ne italiana, databili fra il XIV e il XIX secolo, della collezione di cui fanno parte le maioliche esposte. L'esposizione ha un importante catalogo edito da Edifir. FABRIZIO DEL BIMBO FABRIZIO DEL BIMBO Manifattura Montelupo, Orciolo, ultimo ventennio del XV secolo