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GIOVEDÌ 4 DICEMBRE 2014 www.italoamericano.com 20 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Sono due le versioni dell'ori- gine del nome di Favara, cittadi- na in provincia di Agrigento e da essa distante appena dieci chilo- metri. La prima la fa derivare dall'a- rabo fawwāra, sorgente, "polla d'acqua che sgorga gorgoglian- do, con impeto". La seconda suppone una derivazione dal lati- no fabaria o favaria, che riguarda le fave. Kalendae (primo giorno del mese) Fabarie del mese di giugno, giorno in cui si offrivano le fave fresche agli dei. Al plura- le, Fabarii, ovvero mangiatori di fave. Nella ricorrenza dei defunti è tradizione mangiare le fave con contorno di "zarche" (biete). P r e s s o i R o m a n i l e f a v e richiamavano i morti, l'aldilà e raccolte dalla propria ombra. L'etnologo siciliano Giuseppe Pitrè tra le simbologie attribuite alle fave riporta che esse conte- nevano le anime dei morti poiché nelle parti nere dei loro fiori, simbolo di lutto, si potevano intravedere gli dei degli inferi. Fino a poco tempo fa, e in alcuni paesi forse ancora oggi, era costume visitare i propri defunti nel giorno della loro ricorrenza, organizzando veri e propri pranzi sulle loro tombe, finché la Chiesa li proibì. Fino a poco tempo fa, però, proprio a Favara nei tre giorni di lutto (consulu, consolazione) si consu- mavano lauti banchetti preparati per i familiari del defunto da parenti e amici. La storia di Favara è molto antica, e risale, secondo i più antichi reperti finora ritrovati in sono tracce; seguirono i musul- mani e ne testimoniano la pre- senza alcuni toponimi tra cui lo stesso nome di Favara. Diversi c a s a l i , t r a c u i i l C a s t e l l o d i Chiaramonte, testimoniano il soggiorno dei Normanni. Già nel XVI secolo la confor- mazione della piazza su cui insi- ste il Castello era la stessa del- l'attuale. Oggi è intitolata a Cavour e vi insistono altri prege- voli edifici e chiese: Palazzo M e n d o l a i n p a r t e s e d e d e l M u n i c i p i o ; P a l a z z o F a n a r a , P a l a z z o S a l v a t o r e C a f i s i e P a l a z z o G i u s e p p e C a f i s i , P a l a z z o C o n t i n i e P a l a z z o Albergamo fine XIX-inizio XX secolo e divenuto albergo della famiglia dopo essere stata caffet- teria e dolceria. D e l X V I I I s e c o l o è l a Biblioteca-Museo che era stata s t r u t t u r a t a p e r a c c o g l i e r e i l Municipio e comprende gli otto- mila volumi donati dal barone Antonio Mendola. Conteneva anche il museo ornitologico e una notevole collezione di mine- rali trasferiti nella sala Timilia del Castello. Del 1711 è la chiesa del SS. Rosario dotata di un soffitto a cassettoni, stucchi in stile baroc- co e pavimento di maiolica del- l'ottocento; la chiesa intitolata a Santa Rosalia o del Purgatorio fu fondata in seguito alla peste del 1626. Il monumento più importante è , c o m u n q u e , i l C a s t e l l o Chiaramonte. L'omonima fami- glia lo fece costruire nel 1270 circa, sulla base di un quadrilate- ro i cui lati misurano trentun metri ciascuno e vi si accede attraverso un portale a ogiva che introduce ad un'ampia corte su cui insistono le finestre dei due piani dell'edificio. Gli ambienti del piano terreno hanno volte a botte e il primo piano, quello residenziale, è servito da un bal- latoio. Nella cappella annessa si trovano gli elementi architettoni- ci più interessanti. R e s t a u r a t o d o p o a n n i d i abbandono è la sede di rappre- s e n ta n z a d e l C o mu n e e v i s i svolgono eventi culturali. Di notevole interesse è anche una villa romana datata fine I° secolo a.C. che conserva ambienti ter- mali rifiniti a mosaico marmo- reo. Un aspetto singolare riveste il simbolo del Comune di Favara che raffigura un castello more- sco sopra uno sperone roccioso alla cui base è posta una sorgente d'acqua. Risale al settembre 1883 e sostituisce quello che recava lo stemma del casato reale. Il 30 ottobre 1886 la giunta municipa- le stabilì delle regole riguardanti lo stemma dandole come sede permanente la sala del Consiglio Comunale; il messo comunale più anziano accompagnato da due guardie municipali in grande tenuta avrebbe portato lo sten- d a r d o i n c a s o d i u t i l i z z o e comunque il suo spostamento sarebbe avvenuto solo in casi eccezionali: feste nazionali, ono- ranze funebri di chi era stato sin- daco o consigliere comunale oppure Pretore o Vice Pretore e Conciliatore. Rintocchi della campana del- l'orologio del Comune avrebbero annunciato l'uscita del gonfalo- ne. D a l 2 0 0 4 l a c i t t a d i n a d i Favara è gemellata con la città spagnola di Andújar che si trova nella regione dell'Andalusia. I l S a n t o p a t r o n o è Sant'Antonio da Padova che si festeggia il 13 giugno ma la festa p r i n c i p a l e è d e d i c a t a a S a n Giuseppe che non viene celebra- ta il 19 marzo, così come vorreb- be il calendario, bensì tra agosto e settembre per dare modo di parteciparvi ai tanti emigrati che ritornano al loro paese nel perio- do estivo. Nella quarta domenica del mese, tra il venerdì precedente e sino al martedì seguente, si svol- ge la Fiera di ottobre che com- prende anche la fiera degli ani- mali. Ma per non trascurare gli altri Santi, la prima domenica di a g o s t o v i e n e c e l e b r a t o S a n Calogero. E caso mai si pensasse che stranamente non si festeggia alcunché di "mangereccio", ci p e n s a l a S a g r a d e l l ' A g n e l l o pasquale a rimediare in occasio- ne della Settimana Santa. La biblioteca comunale "Barone Mendola" in piazza Cavour a Favara Favara: fave o sorgente? TERESA DI FRESCO ne erano terrorizzati. Scrive Ovidio che alla mezzanotte del 9 maggio i Romani usavano met- tere tre fave nere in bocca che venivano poi buttate dietro le spalle senza voltarsi per essere una grotta nel suo territorio quali ceramiche di terra rossa, alla tarda età del rame (2400-1990 a.C.). I n e p o c a p i ù r e c e n t e s u b ì denominazione greca, e ve ne La chiesa madre di Favara dedicata alla Madonna Assunta Il castello chiaramontano di Favara Il primo italiano contagiato dal virus Ebola è un medico siciliano che lavorava in Sierra Leone È siciliano il medico 50enne che ha contratto l'Ebola durante la sua missione con Emergency in Sierra Leone. Il primo italiano colpito dal virus altamente infettivo è atter- rato all'aeroporto militare di Pratica di Mare con un velivolo dell'Aeronautica militare. Il paziente, assistito da un team di medici specializzati, ha viaggiato in una barella chiusa impiegata per il trasporto via aerea di per- sone colpite da patologie infet- tive contagiose. Anche l'ambulanza che lo ha portato in ospedale era apposita- mente equipaggiata in biocon- tenimento. Il trasbordo del paziente dalla barella avio- trasportabile a quella dell'ambu- lanza è avvenuto in stato di com- pleto isolamento, seguendo un protocollo rigido e più volte tes- tato in esercitazione. Prima di partire per l'Italia il medico ha contattato i familiari, cercando di rassicurarli con una telefonata intercontinentale di pochi minuti. "Le rassicurazioni di mio padre sono state sicura- mente un grande regalo. Papà - racconta la figlia maggiore - non era mai andato in Africa prima d'ora. È partito consapevole dei rischi che poteva correre, proprio per aiutare quella povera gente che sta vivendo un dramma enorme. Prudente e coscienzioso è sempre stato attento a seguire i protocolli. Non sappiamo nulla sulle modalità del contagio". Il medico ai primi sintomi, febbre ma non disidratazione, una volta rimpatriato è stato tem- pestivamente trasferito all'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive "Lazzaro Spallanzani" di Roma, dove sono state attivati tutti i protocolli di cura. Gli è stato somministrato un farmaco sperimentale antivirale non anco- ra registrato ma autorizzato con ordinanza dall'Aifa, su indi- cazione del Ministro della Salute. Il farmaco è già stato utilizzato in Usa e Spagna con successo sui pazienti colpiti nelle scorse setti- mane. A seguire il medico catanese c'è un team di 15 medici e 15 infermieri volontari, del- l'ospedale Spallanzani. Emergency: "Nessun inter- vento sanitario in un'epidemia così grave può essere considerato completamente privo di rischi. Il medico lavorava nel Centro per malati di ebola di Lakka, dove sono impiegati 26 italiani".