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GIOVEDÌ 18 DICEMBRE 2014 www.italoamericano.com 22 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Angelo J. Di Fusco, CPA Tax preparation & planning Financial statements & accounting Financial planning & budgeting Quickbooks professional advisor & small business consulting Let's team up to cut your taxes 25 years experience Parliamo italiano 818/248-9779 www.difusco.com All'inizio il presepe era solo una stalla poi è diventato la messa in scena della Natività LUIGI CASALE In questo tempo natalizio, la parola pastori per quello che essa significa nel contesto cultu- rale, grazie allo scivolamento di significato subìto, già da sola va a consolidare una lunga tradizio- ne, e pertanto potrebbe diventar- ne l'emblema. Molto probabil- mente tra una o due generazioni la parola pastore finirà col signi- ficare solo ed esclusivamente "statuina del presepe" e con essa saranno indicati i diversi personaggi dei diorami natalizi, cioè i plastici che rappresentano in maniera originale e immagi- nifica il paesaggio in cui si inse- risce la scena della natività di Gesù: i presepi, appunto. Particolarmente quelli napo- senso di "statuine" come les santons della Provenza: il bue e l'asinello, Maria e Giuseppe, i 3 Magi, l'angelo, ecc.: uomini e cose, angeli e santi, oggetti in terracotta, e ogni pezzo di carta- pesta o scolpito nel legno (famo- si quelli della Val Gardena), che nel tempo si è aggiunto all'im- pianto scenografico. CANTATA DEI PASTORI - La Cantata dei pastori, prima di essere un genere letterario, o, se vogliamo, un contenitore (per usare il linguaggio delle moder- ne produzioni televisive), è un testo, unico e originale, destina- to alla rappresentazione teatrale. Il fatto di essere rappresentata esclusivamente nel periodo nata- lizio ne ha fatto una devozione, una liturgia, per quanto popola- re: essa porta in scena il mistero della nascita del Salvatore. L ' o p e r a è u n a n a r r a z i o n e combinata di alcuni filoni: il s o g n o d i u n p a s t o r e l l o (Arcadia); le trame infernali per ostacolare la nascita del Messia e lo scontro conseguente tra Uriel e Gabriel: capo dei diavoli il primo, condottiero degli angeli il secondo (tragedia); la vita semplice, modesta, ordinaria di un paese che spesso è il proprio (commedia), lo stesso in cui si sta rappresentando la Cantata; il viaggio di Giuseppe e Maria verso Betlemme per ottemperare all'ordine di Cesare Augusto del censimento della popolazione, e alla volontà di Dio che chiama alla missione redentrice (sacra r a p p r e s e n t a z i o n e ) ; f i n o a l l a Commedia dell'Arte, che si rea- lizza con l'aggiunta del perso- naggio Sarchiapone, il quale, q u a n d o è i n s c e n a s o l o c o n Razullo, recita a soggetto. I filoni narrativi intrecciando- si nel corso della rappresenta- zione teatrale, confluiscono al luogo del presepe e al momento della nascita di Gesù, fornendo insieme, da una parte, concreta storicità all'Avvenimento, e, dall'altra, fondamento teologico al Mistero. Proprio come antici- pato nel sottotitolo dell'opera: "Il vero lume tra le tenebre, ossia la nascita del Verbo incar- nato". Essa fu pubblicata nel 1698 d a l r e l i g i o s o p a l e r m i t a n o Andrea Perrucci (1651 – 1704). Poi il testo, per le numerosissi- me repliche, per l'eterogeneità delle compagnie e filodrammati- che le eseguivano, per il mutare di mentalità e sensibilità nel corso dei secoli, ha subito conta- minazioni, integrazioni ed adat- tamenti, con l'inclusione di canti e scene paesane (tra l'altro pro- prio l'originale si rifà alla com- media dell'arte) si è trasformato assumendo forma e linguaggi delle realtà sociologiche degli attori e delle epoche. Così ogni città si è creata la sua particolare, tipica, tradizione d e l l a C a n t a t a d e i p a s t o r i . Questo ha comportato che nella scena finale sia stato inserito il canto natalizio "Tu scendi dalle stelle" composto da S. Alfonso M. de' Liguori; oppure l'altro, in napoletano, sempre dello stesso autore: "Quanno nascette Ninno a Betlemme". letani che si vedono e si vendo- no a S. Gregorio Armeno, la strada dei presepi. È lo stesso identico processo che ha subito la parola presepe, la quale già oggi non significa più mangia- toia o, più in generale, stalla; se non presso qualche poeta che si compiace di usare parole arcai- che. Per effetto della antonomasia i l n o m e p a s t o r i n e l l a l i n g u a napoletana si è esteso dai pastori (quelli che pascolano il greg- ge), di cui si parla nel vangelo di Luca, dove l'evangelista raccon- ta la nascita di Gesù, a tutti gli altri pezzi che formano l'insieme dei personaggi in miniatura che si vedono sulla scena prese- piale. Sicché sono "pastori", nel