L'Italo-Americano

italoamericano-digital-1-15-2015

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GIOVEDÌ 15 GENNAIO 2015 www.italoamericano.com L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | 19 Attentato a Parigi e alla libertà di espressione. L'arma più potente è la satira La satira ha sempre creato tensioni e provocato l'ira dei suoi bersagli. Nel 1979 Monty Python, il gruppo satirico inglese, fece il film "Brian di Nazareth". Il film fu proibito in Italia perché con- siderato offensivo e blasfemo. Ora si può comprare in qualsiasi negozio di dvd. Non fu l'unico caso di opere proibite o modifi- cate per non rischiare l'anatema della Chiesa Cattolica e i suoi fedeli. Negli anni '60 la canzone "Se io fossi falegname" dei Dik Dik fu modificata per rimuovere un riferimento alla Madonna. Per lo stesso motivo, negli anni '70 "4/3/1943" di Lucio Dalla e "Dio mio no" di Lucio Battisti furono s oggette all' anatema della censura Rai che costrinse a modificare i testi originali. La censura non colpisce solo per motivi religiosi, ma per que- stioni politiche sia a livello nazionale che internazionale. Famoso il caso di "C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones" di Gianni Morandi che fu soggetta alla censura per timore di offen- dere gli Stati Uniti durante il periodo della partecipazione alla guerra del Vietnam. Il cinema e la musica non sono le uniche forme di espres- reazione indignata non solo dei politici, il Presidente Obama per primo, ma soprattutto del pubbli- co americano per il quale era a vuole studiare o come colpire scuole perché la cultura contri- buisce all'emancipazione. Per sconfiggere il fanatismo però, non si deve rispondere all'odio con ancora più odio. Si deve rispondere dimostrando che la libertà è l'ingrediente essenzia- le per migliorare il mondo. Rispondendo con l'odio e con la riduzione delle libertà e dei dirit- ti si dimostra di non aver impara- to la lezione dalle due guerre mondiali e s oprattutto dalla seconda che ha combattuto con- tro tre dittature. Il primo passo da fare per assicurare che la morte delle vit- time di Parigi non sia avvenuta invano non è solo di onorare il loro sacrificio. Il primo passo è di proteggere non solo i vignetti- sti, ma di difendere e proteggere il loro diritto di commentare e di criticare i potenti con i loro dise- gni. Il secondo passo è di rinfor- zare i diritti e le libertà e di garantire che siano estesi a tutti, senza eccezione di religione o di colore di pelle. I diritti e la libertà appartengono al mondo intero e non solo a quello occi- dentale. Il terzo passo è aiutare i Paesi tormentati dai fanatismi ad uscire dal loro inferno terrestre Il quel momento il fanatico perde il controllo e commette atti che dimostrano le proprie paure: atti come cercare di assas- sinare una sedicenne in Pakistan perché ha un libro in mano e Per i tristi fatti di questi giorni, è saltato alla ribalta della cronaca il nome del "settimanale" satirico Charlie Hebdo, con le tragiche giornate che hanno stravolto la Francia, l'Europa e il Mondo. Sapendo che "hebdo" è l'ab- breviazione della parola francese hebdomadaire, in italiano ebdo- madario, "settimanale", mi sono sorpreso di non aver mai scritto un pezzo divulgativo su questo aggettivo. Perciò, la mia prima reazione, da ottimista sulla possi- bilità di un umanesimo rispettoso e tollerante, è stata quella di par- larne subito. Ma, prima, ho pen- sato di esprimere solidarietà al giornale dilaniato, cordoglio alle persone e alle famiglie colpite dal lutto, tes timonianza alla Nazione offesa nei suoi principi di libertà e democrazia, mostran- do sdegno per un'assurda violen- za. Poi da ricercatore e divulga- tore con la speranza che la ambi- ta "trasparenza della lingua" che L'irriverente Brian di Nazareth firmato dai Monty Python Il Nome della Rosa è un film del 1986 diretto da Jean-Jacques Annaud, tratto dall'omonimo romanzo di Umberto Eco del 1980 Sappiamo tutti come Charlie Chaplin prese di mira Hitler e Mussolini con "Il grande dittato- re". Le immagini di quel film terroristi non parlano per la mag- gioranza dell'Islam. Nel dimostrare i limiti dei fanatici, chi produce la satira fecero storia, sia del cinema che del mondo. Dopo aver visto il film non si aveva più paura di quei dittatori e si ingenerava sde- gno verso chi li seguiva. In paro- le povere, quei dittatori diventa- rono ridicoli agli occhi del pub- blico internazionale. I fanatici controllano i loro seguaci con la paura. Nel caso dei dittatori tramite i servizi segreti, i campi di con- centramento, le aggressioni e gli assassini dei loro oppositori. Nel caso dei fanatici religiosi si usa una paura più effimera, la paura di perdere il mondo oltre la morte promesso ai fedeli. Giustamente l'attentato di Parigi ha avuto un effetto mon- diale immediato. Le proteste, i simboli trasmes- si via Facebook, Twitter e gli altri social media dimostrano il rifiuto del pubblico internaziona- le di subire minacce alla libertà individuale. Le piazze piene ne sono la prova. Come anche la condanna incondizionata della stampa araba che dimostra che i aiuta il popolo a trovare il corag- gio di opporsi ai propri oppresso- ri. Quando la satira rende ridicoli i potenti, si comincia a capire che non si ha da temere nell'op- porsi alle dittature. Il Grande Dittatore (titolo originale The Great Dictator) è un film del 1940 diretto e interpretato da Charlie Chaplin rischio il diritto fondamentale di qualsiasi democrazia moderna: la libertà di espressione. Questo è il diritto minacciato con l'attentato parigino. Una minaccia causata dalla paura dei fanatici. La satira è un'arma potentissima, la più potente contro i capi e tutti i fanatici. GIANNI PEZZANO con democrazie adatte alle loro esigenze. Solo così si potrà rendere onore alle vittime di Parigi e tro- vare il modo di prevenire altri attentati analoghi. Dal settimanale francese Charlie Hebdo all'auspicio di giustizia sociale sione che fanno paura ai fonda- mentalisti, religiosi e politici. A Parigi, l'attentato alla rivi- sta satirica Charlie Hebdo con le sue dodici vittime, compresi il direttore e i migliori vignettisti, ha mos trato come i fanatici temano la s atira. U n timore dimostrato in modo esemplare da Umberto Eco ne "Il Nome della Rosa" dove un monaco uccideva chi leggeva uno scritto aristoteli- co sulla commedia per timore della risata e del suo impatto des tabilizzante s ulle S acre Scritture. Solo tre settimane fa il rila- s cio del film s atirico " The Interview " ha s catenato uno scontro tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord a causa dell'at- tacco elettronico alla Sony da parte delle autorità coreane offe- se da come veniva presentato il loro leader K im J ong-U n. All'inizio la Sony aveva ceduto, cancellando l'uscita del film, per poi cambiare idea a causa della mi propongo possa esprimere un impegno morale e civile orienta- to alla conoscenza delle verità scientifiche, alla dignità della persona, al miglioramento del benessere dei popoli nella giusti- zia sociale, al rispetto nelle rela- zioni umane, concludo con la mia nota di etimologia. "Ebdomadario", aggettivo e sostantivo, è parola italiana, per quanto in disuso. Ed è legata all'aggettivo numerale "sette". Latino: septem; greco: heptà, hebdomàs (il numero sette), heb- domàda (settimana), hébdomos (settimo). Nella lingua italiana oltre ad essere usata, come paro- la dotta, per dire "settimanale" in una certa epoca si era specializ- zata per indicare o il libriccino dove sono raccolte le preghiere settimanali (in genere le antifone ai salmi) o, per traslato, la perso- na (il monaco corista) che duran- te la recita comunitaria dell'Ufficio divino era incaricato di intonarle. LUIGI CASALE

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