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GIOVEDÌ 19 MARZO 2015 www.italoamericano.com 20 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | LUIGI CASALE A scadenza fissa ritornano le cronache dei contrasti ideologici di matrice razzistica delle varie tifoserie calcistiche delle squa- dre del nord e di quelle del sud. Le cronache si ripetono quando negli stadi si verificano inciden- ti, si notano striscioni stupidi, si ascoltano cori imbecilli. Ma la verità è che quella mentalità d e t e r i o r e s e m p r e c o v a n e l l e menti di quegli attori fino a quando non va a manifestarsi come sfogo di un malessere per- sonale nelle forme che vediamo e che sappiamo; e si autoalimen- ta per scatenarsi poi in modo peggiore nei nuovi atti di assur- da prevaricazione, con il più completo disonore dei loro arte- fici. Tutte quelle manifestazioni, interesse avrebbe fornito moti- vazioni alla vita associativa dei tifosi, ispirandosi a elementari regole di vita (civiltà, cultura, dignità e rispetto) per tutti quelli che partecipano alle dinamiche di quel particolare flusso turisti- co, legato alle trasferte dei club. A questo innanzitutto servono le associazioni, i club, i gruppi, compresi quelli sportivi: ad evi- d e n z i a r e l ' i d e n t i t à c u l t u r a l e degli associati, ma solo per far- gli superare blocchi psicologici e ritardi di civiltà; non certo a confondere l'individualità di ognuno e annullarne la respon- sabilità individuale, nella infor- me e anonima amalgama collet- tiva. E invece . . . Di fronte ai contrasti esaspe- rati delle tifoserie delle diverse squadre di calcio, e alle conse- dizi e di comportamenti conse- guenti, non proprio sereni, nella valutazione dell'altro. Nell'una e n e l l ' a l t r a d i r e z i o n e , p e r c h é , nonostante il permanere di quei pregiudizi, si era pur sempre amici o colleghi, e si continuava a r i m a n e r e t a l i . S e p u r e c o n qualche forma di circospezione. Al nord, ho lavorato in una grande stazione ferroviaria. E ho avuto modo di apprezzare la pre- cisione e il senso del dovere dei c o l l e g h i d i q u e l l e r e g i o n i . Insieme a qualche difettuccio. E chi non ne ha? In questa stazione centrale delle Ferrovie dello Stato, un g i o r n o e r o i n s e r v i z i o a l l a biglietteria dietro uno dei tanti sportelli aperti nelle ore di punta q u a n d o p i ù n u m e r o s i s o n o i viaggiatori: studenti, lavoratori pendolari, turisti, viaggiatori occasionali. Si affollavano in l u n g h e f i l e n e l l ' a t r i o d e l l a biglietteria senza lasciarci nep- pure uno spiraglio da vedere di che colore fosse il cielo: un col- lega alla destra, uno alla sinistra, e così di seguito, a ranghi com- patti, per tutta la linea degli sportelli come in una trincea, cercavamo si smaltire la massa dei viaggiatori. A sinistra avevo Menini, a destra il Titta – così chiamava- mo Augusto Piubello, e tutti e tre, come gli altri fino all'ultimo sportello, eravamo alle prese con la macchina automatica in dota- z i o n e a l l ' e p o c a : l a S a s i b , l a quale, dopo averlo ingoiato, il cartoncino rettangolare bianco, lo stampigliava per risputarlo come un biglietto ferroviario: data, destinazione, importo, vali- d i t à e n u m e r o d i s e r i e . L'operatore doveva selezionare su richiesta del viaggiatore la città di arrivo; e lo faceva sopra un grande pannello su cui scor- reva la striscia di plexiglass, dia- fana, con un movimento oriz- z o n t a l e / v e r t i c a l e , c o m e s e seguisse un'immaginaria coppia di assi cartesiani. Per accelerare l e o p e r a z i o n i d i p a g a m e n t o , ognuno aveva escogitato la sua tecnica personale nel calcolare il resto da dare insieme al biglietto, visto che la maggior parte della clientela pagava con valuta car- tacea di taglio elevato. A tutti noi sarà capitato di avere avuto qualche discussione agli sportelli pubblici su chi dovesse procurarsi la moneta spicciola, se il cliente oppure l'impiegato di servizio allo spor- tello. Ebbene, quel giorno in seguito alla difficoltà in cui si trovava il Titta nel dare il resto al viaggiatore, si animò una con- troversia, rispettosa e bonaria all'inizio, con un viaggiatore per vedere a chi dei due toccasse andare a procurarsi la moneta contante. Nonostante le iniziali maniere garbate della discussio- ne, nessuno si decideva a cedere adducendo nuove argomentazio- ni a sostegno della propria tesi. Alla fine perdendo la pazienza il come reagire. Allora per toglierlo dall'im- paccio mi sporsi verso il suo sportello fino a farmi vedere dal viaggiatore dall'altra parte del v e t r o , a l q u a l e p r o n t a m e n t e risposi: "Sono del tutto d'accor- do! Ma anche lei dovrà conveni- re con me che è sempre meglio attaccare 'o ciuccio addò rice 'o patrone, anziché attaccare 'o patrone addò rice 'o ciuccio. O no?". (Traduzione: È sempre meglio legare l'asino dove dice il padrone, che legare il padrone dove vuole l'asino). E la cosa si sciolse con una risata generale. Allora il signo- "A lavar la testa all'asino si perde il ranno e il sapone" significa: se si vuole migliorare chi non vuol saperne si fa un lavoro inutile e dispendioso altro non sono se non il segno evidente del ritardo culturale e civile in cui versano gli autori di tali azioni, di cui è piena la cro- naca giornalistica. Si riteneva che il gioco del c a l c i o , i n m a n c a n z a d i a l t r e agenzie educative (o in sintonia con esse), potesse aiutare a cre- scere i supporter di tutte le squa- dre, aggregando simpatie e pas- s i o n i c a m p a n i l i s t i c h e , c h e comunque avrebbero finito col favorire la socializzazione; e con essa la conoscenza di altre perso- n e , d i a l t r e c i t t à , i n c o n t r a t e periodicamente con lo scorrere del calendario delle gare ufficia- l i , i n u n t e s s u t o d i r e l a z i o n i secondo un cerimoniale di acco- glienza e di gesti di reciproca solidarietà. Tutto questo all'in- terno di un sistema, il gioco del calcio, che come sport attivo avrebbe dovuto esaltare la lealtà e i l r i s p e t t o d e l l e r e g o l e i n campo, mentre come area socio- logica di più ampio impegno e A t t a c c a ' u c i u c c i o a dd o ' r i c e ' u patrone! "Sempre meglio meglio legare l'asino dove dice il padrone, che legare il padrone dove vuole l'asino" "Lega l'asino dove dice il padrone" è un popolare modo di dire che invita a eseguire ciò che dice di fare un superi- ore, anche se non si è d'accordo, per vivere tranquilli e senza problemi g u e n t i c o n t r o v e r s i e : o f f e s e , polemiche, azioni disciplinari o addirittura giudiziarie, ricorsi e contro-ricorsi, di cui è ricca la cronaca, proprio in opposizione a tutto ciò, voglio ricordare alcuni episodi risalenti all'esperienza personale avuta, da uomo del sud di origine e formazione, con amici e colleghi, uomini del nord a tutto tondo. Non intendo parlare di quegli stupidi comportamenti che man- tengono persone che non sono capaci di relazionarsi e di con- frontarsi mantenendo fermo nella mente che l'altro, chiunque sia, comunque deve essere rispettato. Di fronte a questi atti di marcata intolleranza ho sempre evitato di fare polemica, perché "a lavar la testa all'asino..."; perciò ho sem- pre cercato di offrire all'ottuso di turno esempi di dignità e di tolle- ranza. Se ci sia riuscito non so. Al contrario, preferisco rac- contare di quelle situazioni che hanno fatto chiarezza di pregiu- viaggiatore, che fin allora aveva parlato sempre in italiano senza la minima inflessione dialettale sbottò, dicendo nel più schietto napoletano: "Aggio capito: attac- ca 'o ciuccio addò rice 'o patro- ne!". Il Titta restò perplesso, e senza comprendere una parola credette che il simpatico viaggia- tore volesse offenderlo. Ma quella espressione napole- tana era di mia conoscenza, come pure mi era familiare la parlata; però ciò che mi meravigliò fu il fatto che il tipo avesse sanzionato con quella sentenza un battibecco i l c u i p r o c e s s o i o n o n a v e v o potuto seguire in tutti i suoi pas- saggi durante la contrastata ope- razione di acquisto del biglietto. Mi stupiva l'esitazione del Titta che a quelle parole, incom- prensibili per lui e credute un improperio, non sapesse trovare una risposta, né sapeva perciò re, a sua volta sorpreso della risposta, andò a procurarsi la moneta spicciola. L a c o s a s t r a n a s i v e r i f i c ò dopo, quando, rimasto solo col Titta, egli mi chiese che cosa avesse detto quel signore e che c o s a g l i a v e s s i r i s p o s t o i o . Allora, sentita la traduzione che gli feci delle espressioni napole- tane, lui mostrò meraviglia che io, napoletano, mi fossi schierato contro un napoletano prendendo le difese di un milanese. Però ancora più grande fu il mio stu- pore di fronte alla sua meravi- glia. E ce ne volle per fargli capi- re che, data la situazione e valu- tate le ragioni dell'uno o dell'al- tro, non avevo esitato a mettermi dalla parte di chi secondo me, a torto o a ragione, sembrava esse- re nel giusto. Milanese o napole- tano che fosse.