L'Italo-Americano

italoamericano-digital-5-28-2015

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GIOVEDÌ 28 MAGGIO 2015 www.italoamericano.org 24 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | 'Un americano a Roma', quando il cinema mostra il nostro amore per la cucina In "Le Repas de bébé", una pellicola di 42 secondi dei fratelli Lumière, i registi francesi mostravano un piccolo momento della vita di una famiglia norma- le con due genitori che davano da mangiare ad un bambino. Questa breve scena non ha cambiato la storia solo in quanto importante frammento del cinema del 1800, ma è stata anche un'importante dimostrazione dell'importanza del cibo per la società moderna. Anche nel cinema italiano la gastronomia ha sempre avuto un ruolo significativo ed ha sempre mostrato la situazione sociale del periodo storico vissuto in quel momento e spesso l'uso del cibo nei film è cambiato in base al genere del film. Nel decennio del 1950, ad esempio, veniva usato special- mente in commedie che, al tempo stesso, mostravano la complicata vita delle persone povere ironizzando e aggiungen- do elementi comici in modo tale che lo spettatore si potesse rive- dere nel protagonista ma si sen- tisse anche sollevato all'idea di non avere così tanti problemi. "Un americano a Roma" è uno dei più importanti film in grado di mostrare quello che molti giovani italiani pensavano degli Stati Uniti durante quel decennio. Il film è stato diretto da Steno (nome d'arte di Stefano Vanzina) nel 1954 con Alberto Sordi, uno dei più famosi attori comici nella storia del cinema italiano, come protagonista. Gli italiani del 1950 avevano un unico pensiero in merito agli americani: erano coloro che li avevano liberati dalla Germania durante la fine della Seconda Guerra Mondiale. Da allora gli Usa furono visti come una nazio- ne potente, il Paese della libertà e un luogo dove iniziare una nuova vita. Il protagonista di "Un ameri- cano a Roma" si chiama pazzate, pancetta, pancake con sciroppo d'acero e burro sala- to? Cedete al burro di noccio- line nonostante il super-potere calorico? Tranquilli, l'italianità non è in pericolo. Nel 1850 il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach recensì un trattato popolare sull'alimenta- zione, interpretata come la base che rende possibile il costituir- si e perfezionarsi della cultura umana: un popolo, sosteneva, può migliorare migliorando la propria alimentazione. Se i "prodotti tipici" dell'a- limentazione del luogo in cui vivete si sono mescolati a quel- li a cui le famiglie d'origine vi avevano abituati, non solo è normale. Vi siete migliorati, parola di filosofo. È assolutamente naturale che "l'italianità" si sia sposata in cucina con "l'americanità". Da americani che apprezzate la cultura gastronomica italiana, da italoamericani cresciuti a cavallo tra due linee alimentari, da italiani che avete introdotto nella vostra dieta gusti e sapori del luogo adottivo, state felice- mente sperimentando su di voi le influenze culturali. Una "cucina italiana" intesa come modello unitario, codifi- cato in regole precise, non è mai esistita: le contaminazioni ci sono sempre state. Certo, prodotti e ricette hanno creato, dal medioevo in poi, uno "stile culinario italiano". Ma le iden- tità culturali e alimentari non stanno nei geni di un popolo, si costruiscono nella dinamica quotidiana delle relazioni. "L'italianità" della pasta è fuori discussione? Sì, ma pen- sate al pomodoro che la condi- sce: è americano. Tutto nasce da incontri, da contaminazioni. La cucina va intesa come spa- zio di valori comuni, di saperi e sapori condivisi. E le nostre esperienze personali lo dimo- strano. "Noi siamo quello che mangiamo", diceva Feuerbach. Siamo quello che mangiamo da italiani e da americani La celebre scena in cui Sordi non "tradisce" gli spaghetti per il cibo Usa GINEVRA CAPONE Ferdinando Moriconi, detto "Nando", ed è un normale italia- no medio di poco più di trent'an- ni che sta cercando un modo per andare a vivere negli Stati Uniti. Mentre aspetta la possibilità di potersi trasferire nel nuovo conti- nente, si atteggia ad americano, si comporta cioè come pensa che farebbe una volta negli Usa. Praticamente rispecchia lo ste- reotipo del tipico attore hol- lywoodiano. Per sembrare più americano, aggiunge termini che pensa siano americani quando parla (come ad esempio "mami" e "papi") e veste sempre con una maglietta bianca, jeans, cappello da baseball e bracciali di cuoio. Arriva a comprare un costume da poliziotto per potersi definire "poliziotto del Kansas City". È infatti grazie a questa famosa frase che Alberto Sordi ottenne anni dopo la cittadinanza onora- ria di Kansas City, Missouri. Una della più famose scene del film ritrae Nando mentre decide cosa mangiare per pranzo. Ha due possibilità: un piatto di maccheroni tipicamente italiano, che inizialmente definisce "cibo da carrettieri", con vino rosso, oppure un misto di marmellata, yogurt, mostarda e latte. Inizialmente decide di man- giare il cibo "americano" dicendo che è proprio con quello che gli americani vincono le guerre (cosa che ci riporta al fatto che l'America venga vista come la nazione potente e salvatrice). Dopo aver assaggiato quei cibi inizia lentamente a cambiare idea decidendo alla fine di mangiare il cibo italiano mettendo da parte quelli che pensa essere i cibi di un normale pasto americano affermando che non è cibo per umani ma piuttosto per animali (o addirittura per "uccidere le cimici"). Questa breve scena comica dimostra quello che gli italiani provano per la loro nazione. Anche se gli Stati Uniti d'America sono sempre sembrati un luogo idilliaco, la cucina ita- liana è qualcosa di irriunciabile, è sempre stata un simbolo e un motivo d'orgoglio per gli italiani in giro per il mondo. Il nostro cibo è qualcosa che ci unisce come nazione e che simboleggia anche l'importanza della nostra relazione con la famiglia visto che i pasti spesso sono i momenti chiave in cui ci si riunisce. È strano osservare come, molti decenni dopo il film di Steno, non molto sia cambiato. Gli Stati Uniti hanno fatto ulteriori passi in avanti da allora e si sono evoluti diventando ancora più potenti e con una ancor più grande varietà di etni- cità nella popolazione e conse- guentemente nel cibo che posso- no offrire. È ora possibile trovare ottimo cibo italiano negli Usa assieme a molti altri cibi interna- zionali altrettanto buoni. Anche l'Italia, dopo la fine della guerra, è andata molto avanti, sebbene gli Stati Uniti d'America venga- no ancora visti come un luogo simbolo di salvezza economica, soprattutto durante l'attuale crisi che sta condizionando pesante- mente la situazione occupaziona- le. Allo stesso tempo, però, il cibo italiano viene ancora visto, sia dagli italiani che dagli stranie- ri, come un sinonimo di alta qua- lità. Non è importante stabilire se effettivamente il cibo italiano sia più o meno buono della cucina di altre culture, ma è interessante notare come, anche se uno può trasferirsi e cercare di nascondere ciò che è una volta all'estero, le sue origini si manifesteranno sempre se si osserva ciò che pre- dilige mangiare. E questo mostra che dove c'è il nostro cibo, c'è casa nostra. Sordi nei panni dell'Americano a Roma di Steno, 1954 Continua da pagina 1

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