L'Italo-Americano

italoamericano-digital-6-11-2015

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GIOVEDÌ 11 GIUGNO 2015 www.italoamericano.org 31 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Là dove non passò mai lo straniero: Piave, fiume sacro alla Patria non agì in prima persona, è vero, ma la macchina diplomatica ita- liana non poteva muoversi senza il suo supporto". Il Re era un soldato esperto: per formazione e passione cono- p a t i t e d a i s o l d a t i : " N e s s u n o degli altri capi di Stato - ricorda D'Elia - fece qualcosa di analo- go. Al massimo compirono brevi sopralluoghi, qualche rivista". Dopo la ritirata di Caporetto, soldati sul fronte occidentale. L'8 novembre 1917 ci fu il fon- damentale incontro di Peschiera: "in questa occasione si decisero le sorti della guerra in Italia e Vittorio Emanuele III fu assoluto protagonista", come attestano i memoriali di tutti i convenuti, in p r i m i s q u e l l i d i d e l P r i m o Ministro britannico David Lloyd George. In un impeccabile inglese - padronanza rara nel corpo diplo- m a t i c o i t a l i a n o - V i t t o r i o Emanuele fece il punto della situazione: analizzò lucidamente l e r a g i o n i d e l l a r i t i r a t a d i Caporetto, ammise l'errore dei suoi rappresentanti che avevano seguitato a rifiutare l'aiuto mas- siccio delle truppe straniere, ras- sicurò sulla tenuta dell'Esercito italiano e, pur non colpevoliz- zando eccessivamente Cadorna, ammise gli sbagli dello Stato Maggiore e annunciò la nomina di Armando Diaz a Comandante in capo dell'Esercito. Il conte- gno, la sicurezza e la competen- za del Re d'Italia convinsero l'assemblea: il fronte alpino sarebbe restato al centro della strategia alleata e le truppe non avrebbero ceduto la linea del Piave. Diaz non era un mago della strategia ma piaceva al Re: "Era u n u o m o g r i g i o e m o d e s t o - spiega D'Elia -, ma anche un grande lavoratore e un ufficiale serio. Adottò una tattica attendi- sta e rinvigorì l'esercito, miglio- rando le condizioni generali dei soldati". In meno di 12 mesi la situa- zione militare si capovolse e, dopo il rovescio austriaco sul monte Grappa, il 4 novembre 1918 cessarono i combattimenti. E' la vittoria. "Vittorio Emanuele III diven- terà il Re vittorioso - conclude D'Elia - e si può ben dire che il suo ruolo, nella Grande Guerra, fu centrale, da protagonista". Re Vittorio Emanuele III al fronte con il generale Joffre, 1916 Continua da pagina 30 Il re Vittorio Emanuele III con la moglie Elena del Montenegro sceva l'arte della guerra e capiva i soldati. Visse per mesi a ridos- so del fronte, in una casa sem- plice e spartana, in linea con la sua personalità e con le durezze gli Alleati cominciarono a consi- derare perso il fronte italiano e stavano valutando l'opportunità di attestare difese passive sul Mincio, per dislocare i propri Pietre focaie. Lacrime solidifi- cate. Un cantico costante prende vita da quelle montagne dall'im- peritura aroma di stalle e covoni. Da una sponda all'altra del fiume i bambini giocano felici. Q ualcuno s i cimen ta con la pesca. Ai giorni nostri il fiume Piave canta un'epoca di pace. Nel corso di una "bellicosa Storia mondiale" le sue acque furono invece tragicamente inon- date dal sangue della Grande Guerra. "Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio/ Dei primi amate sponde/ Sommesso e lieve il tripudiar de l'onde/: era un passaggio dolce e lusinghiero/. Il Piave mormorò: "Non passa lo straniero". Cos ì canta la Canzone del Piave. Tra le sempre troppe pagine di tragica Storia, ci sono città, montagne e corsi d'acqua che nella memoria collettiva riman- dano e rimanderanno per sempre a qualche evento in particolare. Fra questi c'è il Piave, fiume sacro alla Patria, dove a più riprese venne respinto l'esercito austro-ungarico nel corso della I Guerra Mondiale. Nel novembre del 1917, dopo contro le truppe austriache e tedesche. L'esercito nemico, nonostante i ripetuti tentativi, non riuscì mai a oltrepassare il fiume. La Piave, come sarebbe più corretto chiamarlo, nasce nelle Alpi Carniche, sulle pendici meridionali del Monte Peralba (con la sorgente a 2.037 metri sul livello del mare) nel comune di S appada, in provincia di Belluno. Dopo un tragitto di oltre 200 km sfocia nel Mare A driatico pres s o il porto di Cortellazzo fra Eraclea e Jesolo, a nord-est di Venezia. Sulla sin- istra della foce è collocata la Laguna del Mort. Il P iave è il quinto fiume d'Italia per lunghezza fra quelli direttamente sfocianti in mare. N onos tante il bacino tocchi parzialmente le province di Pordenone, Trento e Bolzano, è interamente circoscritto entro i confini veneti. Attraversa infatti i territori bellunes i del Comelico, Cadore e Valbelluna, quindi la pianura veneta nelle province di Treviso e di Venezia toccando le cittadine di Valdobbiadene, Nervesa della Battaglia, Colfosco, Ponte della Priula, Ponte di Piave, San Donà di P iave, M us ile di P iave, Eraclea e Jesolo. Dalla cartina geografica alla strada. S uperato il Lago di S anta Croce e il tunnel Comelico, i boschi cadorini danno il ben- venuto las ciando al piccolo comune di Santo Stefano (908 metri s ul livello del mare) l'onore di presentare il Piave, da cui è attraversato. Le sue acque setacciano cromatismi di verde, azzurro, blu e grigio a seconda LUCA FERRARI fanti il ventiquattro maggio/: l'Esercito marciava per rag- giunger la frontiera/, per far contro il nemico una barriera/. Muti passaron quella notte i fanti/; tacere bisognava e andare avanti/. S'udiva intanto dalle la disfatta di Caporetto, le truppe italiane si spostarono sulla riva destra del corso d'acqua (nella parte meridionale) che attraversa il Veneto. Dopo aver provveduto alla distruzione dei ponti, il Piave divenne la linea difensiva di come il sole e le nuvole si dispongano rispetto alle vette circostanti. Passeggio sulle ampie e ciot- tolose sponde. Qualche goccia schizza fin sopra il viso. Proseguendo il viaggio verso Sappada (1217 metri sul livello del mare) incontro un altro pezzo di fiume fino ad arrivare sotto il Monte Peralba. Lì dove il suddetto comune bellunese, in occas ione del centenario dell'Unità d'Italia (2011), ha posto la lapide evocativa – Qui nasce il Piave – con sopra un elmetto di guerra, a ridosso del rifugio Sorgenti del Piave (1830 metri sul livello del mare), nel- l'alta val Sesis. Un secolo è passato da quando il (quasi) mondo intero entrò in guerra con se stesso. Un sanguinoso e tragico bilan- cio finale fece registrare oltre 30 milioni di morti tra caduti mili- tari e civili (nella S econda Guerra Mondiale sarebbero più che raddoppiati). E qui, conficcando le mie mani nelle acque della Piave, guardo la massa fluviale scendere a valle. Sentendo fin dentro l'ani- ma il peso di quelle ombre sfi- nite dal fuoco mortale. Resto in s ilenzio. Il P iave mormora. Sussurra parole ancora da com- prendere e tramandare. Casa sinistrata con una famosa scritta patriottica a Sant'Andrea di Barbarana durante la Battaglia del solstizio, sul Piave Soldati del Genio costruiscono ponti sul fiume Piave durante il primo conflitto mondiale per il passaggio delle truppe Il primo conflitto fu una drammatica guerra di trincea

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