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GIOVEDÌ 20 AGOSTO 2015 www.italoamericano.org 37 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Come perdersi nella meraviglia entrando nelle 'Sale degli Ori' M amma mia, che meravi- g l i a ! È s e n z a d u b b i o q u e s t o c i ò c h e p a s s a nella testa e nel cuore di ogni fortunato visitatore delle due "sale degli ori" che custodisco- no la preziosissima Collezione C a s t e l l a n i d i " o r i a n t i c h i e moderni" nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma. Il Museo, che si trova nella bellissima villa rinascimentale fatta edificare da papa Giulio II tra il 1550 e il 1555, nasce nel 1889 per iniziativa di Felice Barnabei, archeologo e politico italiano, con lo scopo di racco- gliere le antichità pre-romane del Lazio, dell'Etruria meridio- nale e dell'Umbria appartenenti alle civiltà etrusca e fallisca. Nel 1919, l'ultimo membro della famiglia Castellani, dinastia di orafi e collezionisti romani, donò la preziosissima e ricchis- sima collezione di 6000 pezzi tra ceramiche, bronzi, vetri, avori e ori antichi allo Stato Italiano e di cui circa 2000 pezzi sono esposti al Museo di Villa Giulia. Fu Fortunato Pio (1794-1865), c a p o s t i p i t e d e l l a f a m i g l i a C a s t e l l a n i , c h e a p a r t i r e d a l 1860 circa, iniziò a investire parte degli utili della sua fortu- nata attività di gioielliere nel- l ' a c q u i s t o d i c i m e l i a n t i c h i , soprattutto di oreficeria, sia da usare come modelli per una pro- duzione di nuovi gioielli in stile neoclassico, sia "per rimpiazza- re nella nostra Roma quelli che i l P a p a a v e v a v e n d u t o a l l a Francia". Fortunato Pio si riferi- va alla magnifica collezione Campana, che finì in Francia nel 1862. Il proprietario, il marche- se Giovanni Pietro Campana, direttore del Monte di Pietà, la banca dello Stato Pontificio, aveva acquistato con i fondi dello Stato Pontificio, oggetti antichi e gioielli archeologici. A c c u s a t o d i a p p r o p r i a z i o n e indebita, lo Stato Pontificio mise in vendita la maggior parte della c o l l e z i o n e p e r r e c u p e r a r e l a somma dissipata. In quel perio- do la Francia di Napoleone III che attraversava un periodo di grande splendore, magnifica- mente espresso nello stile neo- classico, imitazione del gusto antico romano di Augusto, dove trionfavano l'oro e le pietre pre- ziose, non perse l'occasione di acquistare quasi l'intera colle- zione Campana. Fu Fortunato Pio Castellani che curò il catalogo e il restauro di numerosi gioielli della colle- zione ed ebbe così il modo di a p p r o f o n d i r e l e c o n o s c e n z e delle antiche tecniche orafe. In Italia, invece, il clima era roven- te. Il paese era dilaniato da lotte i n t e s t i n e c h e c u l m i n a r o n o durante il Risorgimento, con L'Unità d'Italia nel 1861. Tutto ciò che riguardava il gusto e lo stile era provinciale e affidato alla produzione di pochi e poco geniali orafi. V e r s o i p r i m i d e l l ' 8 0 0 , Fortunato Pio stringe una salda nero vendute al British Museum, mentre la parte della collezione che ereditò Augusto, figura cen- trale della famiglia, interessato soprattutto all'oreficeria e alla produzione di nuovi pezzi unici, è quella che possiamo ammirare oggi a Villa Giulia, insieme ad a l t r i b e l l i s s i m i p e z z i c h e Augusto continuò a collezionare per nostra fortuna e delizia. Interi corredi funebri prove- nienti da tombe della necropoli di Palestrina del periodo orienta- lizzante antico, poi magnifici reperti provenienti dalla necro- p o l i d e l l a B a n d i t a c c i a d i C e r v e t e r i , d a T a r q u i n i a , d a Vulci o da Veio, già nel 1870 rappresentavano l'intera colle- zione Castellani così come ci è pervenuta ai giorni nostri. Lo "studio di ricevimento" dei Castellani che si era spostato a P i a z z a F o n t a n a d i T r e v i , divenne presto meta privilegiata di studiosi, intellettuali e di illu- stri esponenti dell'aristocrazia e diplomazia europea. Qui era possibile ammirare l'intera col- lezione esposta in un anticamera e in quattro sale su, scaffali stra- colmi di vasi a figure rosse, avori, bronzi in "scatole vetrine" piene di "ori antichi". Dagli anni '30 dell''800, i " g i o i e l l i m o d e r n i " , e s p o s t i nell'ultima sala dello studio, rappresentarano un vero status symbol, indossati dalle nobili donne dei principi Borghese, Rospigliosi, Doria Pamphilj e nel 1837 Fortunato Pio divenne il gioielliere personale della Regina madre del Regno delle Due Sicilie. Nel manoscritto "Collezione cronologica delle oreficerie ese- guite in Italia nei vari periodi di sua storia e disposte in otto scaf- f a l i 1 8 7 5 - 1 8 8 1 " , s c r i t t o d a Augusto, le tipologie di gioielli "all'antica" cioè di imitazione di stili antichi ma di fattura dei Castellani, si dividevano in otto gruppi: Primigenio, Tirreno, E t r u s c o , S i c u l o , R o m a n o , M e d i e v a l e , R i n a s c e n z a e Moderno, ognuno con caratteri- stiche di lavorazione, tecniche o elementi iconografici unici e dif- ferenti tra loro. Importanti incarichi di presti- gio spettarono ai membri della famiglia. Fortunato Pio fu chia- mato nel 1848 a far parte del Governo Municipale di Roma, Augusto nel 1870 fu eletto nel Governo provvisorio della città, in seguito chiamato a riorganiz- zare gli antichi Musei Pontifici e nominato direttore dei Musei Capitolini; tutti ottennero in varie fasi, il seggio nel Consiglio Comunale. Il merito di questa famiglia di gioiellieri fu quello di tessere un filo invisibile che partiva dalle produzioni orafe di gusto raffi- natissimo e dalla maestria unica ed eccezionale degli antichi orafi etruschi e italici, fino alla loro personale produzione dell''800, inglobando le conoscenze stili- stiche e artigiane antiche in pro- dotti di gusto a loro contempora- neo, creando così uno stile italia- no, quello neoclassico, unico e irripetibile, dando lustro e orgo- glio alla nuova e giovanissima Italia finalmente Unita attraverso una "rappresentazione visiva del progresso della civiltà in Italia". L'ultimo erede della famiglia Castellani fu Alfredo (1856- 1930) che dopo la morte del padre nel 1914, continuò a gesti- re l'attività di famiglia. Il gusto neoclassico era nel frattempo tramontato, così come la moda dei gioielli Castellani. Fu ad Alfredo che si deve la donazione dell'intera collezione allo Stato Italiano che compren- deva sia gli ori antichi che quel- li moderni questi ultimi prodotti nell'arco di decenni grazie all'a- more di questi sapienti, raffinati e colti gioiellieri che testimonia- rono la "vecchia tradizione della s c u o l a d e g l i o r a f i r o m a n i " . Entrate nelle sale degli ori, un fulgore improvviso vi abbaglierà togliendovi il fiato di fronte a tanta bellezza, quei gioielli, anti- chi e moderni palpitano! SABINA BRODOLINI amicizia con il suo futuro men- tore, Michelangelo Castani, duca di Sermoneta, grande estimatore e conoscitore di oreficeria anti- ca, che lo sprona alla produzione di gioielli di imitazione etrusca e allo studio delle tecniche antiche della granulazione e della fili- grana. Nel 1811 Fortunato apre un negozio in Via del Corso 174 a Roma, e decolla così il suo suc- cesso e quello dei figli Augusto ( 1 8 2 9 - 1 9 1 4 ) e A l e s s a n d r o (1823-1883) che lo seguiranno nella produzione orafa di altissi- mo livello qualitativo e nella passione per il collezionismo. Alla morte del capostipite, nel 1865, la splendida collezione v e n n e d i v i s a t r a i f i g l i : a d Alessandro, dal carattere roman- t i c o e p a t r i o t t i c o , c h e p a s s ò molti anni in esilio a Parigi e poi a Napoli, per poi tornare a Roma dopo aver contribuito con la sua capacità e conoscenze alla crea- zione di molte importanti colle- zioni custodite in grandi musei europei, pervenne il nucleo di oreficerie che poi nel 1872 ven- Ori antichi della Collezioni Castellani che si può ammirare nel museo etrusco di Villa Giulia a Roma (Ph. Marco Lassalaz) Corona di foglie d'edera e corimbi e un gioiello di manifattura Castellani (Ph. Marco Lassalaz)