L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-3-2015

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GIOVEDÌ 3 SETTEMBRE 2015 www.italoamericano.org 41 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Sul Gargano, il monte più vario che si possa immaginare tempo divenne un centro rino- mato in tutta la Cristianità e meta obbligata, non solo per i pellegrini di tutta Europa, ma anche per i Crociati. Il cas tello di M onte Sant'Angelo rappresenta una ''narrazione storica'' plurisecola- re, testimoniando ancora oggi l'alternanza di dominazioni, popoli e s tili architettonici. Adagiato nel Parco Nazionale del Gargano, il maniero fu edifi- cato dai longobardi per ampliarsi poi sotto la dominazione nor- manna, quando furono erette la torre dei G iganti e la torre Quadra. F u F ederico II di S vevia, gemito, pigolìo d'uccelli... ". Il P arco nazionale del Gargano è un'area naturale pro- tetta dal 1991, nell'estrema parte nord-orientale, definita "Sperone d'Italia". Località da visitare s ono M onte S ant'A ngelo, Mattinata e Manfredonia. La prima è conosciuta in tutto il mondo per la sua storia reli- giosa, divenendo meta d'obbligo nei pellegrinaggi micaelici. Santi, imperatori, papi, re o sem- plici fedeli sono giunti fin qui per inginocchiarsi davanti all'al- tare dell'Arcangelo Michele. Il centro abitato è il più eleva- to del Gargano con 843 metri ed è situato in una mirabile posizio- ne panoramica su uno sperone a sud del promontorio, con vista mozzafiato aperta ad ovest sul Tavoliere e a sud sul golfo di Manfredonia. Sede del Parco Nazionale del Gargano e Patrimonio Mondiale dell'Umanità Unesco dal 2011, la vita della cittadina è concen- trata intorno al Santuario di San Michele Arcangelo, realizzato tra il V -V I s ecolo quando, secondo la tradizione, sarebbero avvenute le apparizioni dell'ar- cangelo in una grotta. I Longobardi, che in quel periodo dominavano nell'Italia meridionale, ne fecero il loro santuario nazionale. In breve FABRIZIO DEL BIMBO P er descrivere il Parco del G argano mi s embrano perfette le parole di Giuseppe Ungaretti: "Il Gargano è il monte più vario che si possa immaginare. Ha nel suo cuore la Foresta Umbra, con faggi e cerri che hanno 50 metri d'altezza e un fusto d'una bracciata di 5 metri, e l'età di Matusalemme; con abeti, aceri, tassi; con un rigoglìo, un colore, l'idea che le stagioni si siano incantate in sul- l'ora di sera; con caprioli, lepri, volpi che vi scappano di fra i piedi; con ogni gorgheggio, invece, a far costruire la cosid- detta s ala del tes oro. Guardandola oggi, la fortificazio- ne evidenzia soprattutto l'influen- za degli A ragones i che, per difendersi da attacchi nemici, costruirono il torrione a forma di mandorla e il fossato che precede il portale di ingresso. A Mattinata, la necropoli-san- tuario di Monte Saraceno, circon- data dall'antichissima Matino, conserva le più mirabili testimo- nianze dei Dauni. Una civiltà pacifica, dedita all'agricoltura, alla caccia ed alla pesca: chiusa nell'intimo tribale fino all'autoe- stinzione. Poco al di sopra della strada, tra il rosmarino e la mac- chia, appena sferzate dal tempo, s'intravedono, in serie quasi con- tinua, le prime delle oltre 500 tombe della necropoli, incavate nella roccia calcarea a forma di utero o borsa. Infatti, ospitavano la salma rannicchiata, secondo i riti delle zone di origine euroa- siatiche. In cima si mostrano sco- perte, come delle cavità, ma erano comunque presenziate da segnacoli in pietra: teste, steli, scudi o falli. Nelle tombe, sparse su gran parte del Monte, sono stati rinvenuti casi dauni e pre- dauni, fibule illiriche, fogliate e ad aree, manufatti di ambra e vaghi di pas ta vitrea. All'estremità del Monte, s'intra- vede la millenaria via sacra dei Dauni che collega con il mare sottostante. A Manfredonia, che deve il suo nome a Manfredi di Sicilia, figlio dell'imperatore Federico II, che la fondò nel XIII secolo meritano una visita la cap- pella della Maddalena, risalente al X II s ecolo, e, in località Siponto, il Museo Etnografico. O ttima ovunque la cucina locale, basata su sapori tipici di mare e di terra: la si può gustare alla Locanda del Maniscalco a Mattinata, al ristorante Medioevo di Monte Sant'Angelo e al Gente di mare di Manfredonia. Da Mattinata a Vieste, da Monte Sant'Angelo a Peschici: il Gargano tra storia, mare e paesaggi incantati Il centro storico di Termoli, in Molise A Termoli nella via più stretta d'Europa I l nucleo antico della città di Termoli sorge sulla sommità di un promontorio che si pro- tende quasi a picco sul mare Adriatico. Il borgo vecchio si presenta come una suggestiva cittadella fortificata, caratteriz- zata da piazzette e vicoli molto caratteristici; tra questi si evi- denzia Vico Il Castello, uno dei più stretti d'Europa. Non esistono fonti d'archivio che documentano la storia delle origini di Termoli, a causa del saccheggio turco avvenuto nel 1 5 6 6 , m a i l r i t r o v a m e n t o d i alcune necropoli nelle località Porticone e Difesa Grande testi- monia la presenza umana nella zona sin dal VI secolo avanti Cristo. Per sfuggire all'invasione dei Goti, nel 412 d.C. alcuni abitanti dell'entroterra termolese si rifugiarono sul vicino pro- montorio. Tale località prese l'appellativo di Tornola, in ricor- do del nucleo originale che si chiamava Cliterniola. Alcuni v i c o l i e p i a z z e d e l B o r g o Vecchio hanno conservato que- sto nome fino ai giorni nostri. Successivamente, nel 568 d.C. i Longobardi fondarono il Ducato di Benevento e proclamarono Termoli capoluogo di Contea, essendo un centro strategico per la difesa costiera. Proprio per questo, la città fu munita di mura, di un torrione e di otto torrette merlate. D a l l a d o m i n a z i o n e Longobarda Termoli passò a quella Carolingia, nel periodo dall'801 al 1030 d.C. Termoli divenne anche un possedimento del Regno delle Due Sicilie, governato prima dai Normanni e poi dagli Svevi. Risalgono al periodo Svevo la ricostruzione e l ' a m p l i a m e n t o d e l l a c e r c h i a muraria e del castello e l'istitu- zione di un importante mercato settimanale, da tenersi il lunedì entro le mura. Tutto questo fu s t a b i l i t o d a l l ' i m p e r a t o r e Federico II. In seguito la città perse importanza, per l'avvicen- darsi di diversi dominatori. Il nucleo abitato di Termoli è rimasto racchiuso entro le anti- che mura fino al 1847, quando re Ferdinando II di Borbone diede l'autorizzazione a costruire anche all'esterno; fece, inoltre, tracciare due strade tra loro orto- gonali, Corso Nazionale, in dire- z i o n e N o r d - S u d , e C o r s o Umberto, segnando l'inizio della storia moderna di Termoli. La Cattedrale è edificata sul p u n t o p i ù a l t o d e l B o r g o Vecchio, nel luogo dell'insedia- mento urbano più antico, come t e s t i m o n i a n o a l c u n i r e p e r t i archeologici risalenti all'età del bronzo. Il Castello Svevo di Termoli rappresenta l'edificio difensivo più rappresentativo dell'intera costa molisana, costruito intor- no al XIII secolo per assicurare al borgo una sicura difesa sia dal mare che dalla terraferma. Altre torrette, che completavano la linea difensiva verso il mare che dalla Puglia si prolungava a t t r a v e r s o i l M o l i s e v e r s o l'Abruzzo, sono ancora oggi ben visibili (e conservate) lungo la costa adriatica.

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