Since 1908 the n.1 source of all things Italian featuring Italian news, culture, business and travel
Issue link: https://italoamericanodigital.uberflip.com/i/659416
GIOVEDÌ 31 MARZO 2016 www.italoamericano.org 28 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & ATTUALITÀ CRONACHE NOVITÀ EVENTI Donna Caterina, a 104 anni bandiera della civiltà contadina calabrese " Ma di che cosa non sono capaci le donne calabresi? S e fos s i al governo le nominerei, in massa, cavalieresse del lavoro". A sostenerlo con passione e convinzione nel lon- tano 1907 era una delle pioniere del femminismo italiano, la scrit- trice Clelia Pellicano, che aveva sposato un marchese calabrese di Gioiosa Jonica. Nel libro-inchi- esta "Donne e industrie nella provincia di Reggio Calabria", 110 anni fa ne esaltava il ruolo fondamentale per "una nuova industria che potrebbe ben sorg- ere e prosperare, là dove, in con- dizioni peggiori, ha potuto fiorire l'antica". Intraprendenti, forti, laboriose, coraggiose. Come Caterina Papandrea che il 4 aprile prossimo spegnerà 104 candeline. Una vita non facile la sua. Duro lavoro nei campi. Cinque figli: Rosa, Maria Grazia, Rocco, Antonio e Salvatore Martino. Purtroppo Rocco e Salvatore sono morti in due tragiche cir- costanze. "Lavoro e guai. Se rac- contassi la mia vita…". E fa un gesto con la mano accompagnato dallo sguardo come ad indicare il lontano passato, che nella sua mente è sempre lucidamente pre- sente. Le chiediamo di raccon- tare, di sfogliare l'album della memoria. "E che debbo dire?" Con l'interrogativo riaffiora nell'ultracentenaria la riservatez- za alla quale le ragazze di un tempo venivano educate dalle mamme. "I fatti vostri teneteli in famiglia. Non raccontateli in giro. A nessuno". Nonna Caterina si passa la mano sulla fronte. Chiude per un attimo gli occhi e poi con voce lenta, intris a di forte com- mozione, decide di aprire il libro dei ricordi iniziando con un con- fidenziale e famigliare "caro nipote mio". E poi: "Tante sto- rie. N on s o proprio da dove iniziare. Quante ne ho viste, quante ne ho passate. Ho comin- ciato a lavorare in casa da bam- bina. Appena più grandicella aiutavo i miei genitori nei campi. A 22 anni mi s ono s pos ata. Lavoro in casa e in campagna. Poi la guerra, mio marito mil- itare, lontano per 8 anni, prigion- iero in Albania. Sola, con tre bimbi piccoli: Ros a, M aria Grazia e Rocco". Sofferenze e paure affrontate con coraggio. "Raccontategli quel giorno che siete salita sulla quercia e non riuscivate a scendere…". Il suggerimento con l'uso del rispettosissimo "voi", arriva dalla figlia Maria Grazia, che il 26 marzo compie 78 anni e che vive con il marito, il notissimo maestro calzolaio Rocco Totino, 92 anni, nel centro di Gioiosa Jonica. Maria Grazia Martino continua ad occuparsi della cam- pagna, curandola personalmente. "La terra non si deve abban- donare. Ora ci sono le comodità: la strada, guido la macchina, ho il cellulare sempre con me. Oggi ho piantato venti chili di patate". A ll'invito della figlia gli occhi della nonnina si inumidis- cono. "Eravamo negli anni terri- affrontare la discesa. "Abbracciai il tronco. Centimetro dopo cen- timetro, scivolai lentamente. Ce la feci! Quando misi i piedi per terra scoppiai a ridere. Anche i bambini s i mis ero a ridere". Lieto fine. "Portammo la legna in casa; accesi il fuoco e cuci- nai". I tre bimbi anche quel giorno ebbero un piatto caldo. E fu festa nell'umile casetta di mamma Caterina, un nido d'amore, dove tre bimbetti aspet- tavano con ansia il ritorno di papà, che in Albania si rigirava tra le mani la foto di famiglia che gli era stata mandata da Gioiosa Jonica. E' la bella foto degli affetti. La figlia Maria Grazia ce la fa vedere. Un prezioso scatto degli anni Quaranta, custodito gelosamente. Nonna Caterina ricorda anco- ra la grande paura provocata dal- l'aereo che, per un guasto agli strumenti di bordo, nella notte del 21 marzo 1942 si schiantò contro la montagna, in località P runia, non lontano da dove abitava con i suoi tre bimbi. "E' passato bassissimo proprio sulla nostra casa". Morirono tutti gli occupanti del velivolo militare. "Ricordo come fosse oggi. Un grande bagliore. U na cos a tremenda, che non si può dimen- ticare", dice la figlia M aria Grazia, che allora aveva 8 anni. Aggiunge: "Tante persone della località Prunia scapparono e ven- nero a casa nostra. Mia madre accolse tutti con grande affetto". Un'altra significativa testimoni- anza della solidarietà del mondo contadino. "I servizi non erano in casa e nel buio della notte andavamo Caterina Papandrea con i figli Rosa, Maria Grazia e Rocco nella foto che nel 1943 mandò al marito prigioniero in Albania DOMENICO LOGOZZO bili della guerra. Vivevamo nella contrada Perru, lontana dall'abi- tato di G ioios a J onica". Praticamente nell'isolamento totale. Non c'era l'acqua, non c'era la luce, non c'era la strada. Tanta mis eria e 3 bimbi da sfamare". E ci fu un giorno in cui si trovò senza più legna. Non pote- va accendere il fuoco per cucinare. Si arrampicò su una quercia. "Tagliai e buttai giù tanti piccoli rami". Quando i figli le dissero "Mamma questi bas- tano, ora puoi scendere", guardò giù e fu presa dal panico. Era salita troppo in alto. "Ho avuto paura. D io mio cos a faccio? Aiutami tu! e mi misi a piangere. Disperata. Non riesco a scendere, non riesco a scendere! urlavo". Ma nessuno poteva sentire, nes- suno la poteva aiutare. I bambini erano troppo piccoli per fare qualcosa. "Anche loro incomin- ciarono a piangere: M amma scendi, scendi! Immaginate voi che momenti brutti". Mamma Caterina trovò il coraggio di fuori. Era così in quei tempi", dice ancora Maria Grazia. "Una sera ero con mia sorella Rosa che ha vis to qualcos a di s trano. "Mamma ci sono due "lumere" (lucette) nel buio! Vieni, vieni a vedere". M ia madre arrivò immediatamente. Aveva infatti capito che un lupo si stava avvic- inando a noi. Ci prese in braccio e ci portò in casa. Chiuse bene la porta, prese il fucile, salì su una sedia, tolse una tegola e si mise a sparare per aria per far andare via il lupo. L'indomani trovam- mo tutte le galline uccise". Donna forte, con un grande cuore. Mamma Caterina andava a prendere l'acqua alla sorgente. Sentieri pericolosi. Tanto cam- mino a piedi. Tanta fatica con la pioggia o sotto il sole cocente. Per prendere fiato, le contadine ed i contadini diretti in montagna si fermavano sempre nello spiaz- zo attiguo alla cas etta della famiglia dell'ultracentenaria. Stanchi e assetati. Ricorda Maria Grazia: "Mia mamma dava da continua a pagina 29 La calabrese Caterina Papandrea il 4 aprile spegnerà 104 candeline: 'Quante ne ho viste, quante ne ho passate. Grazie a Dio sono ancora qui'