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GIOVEDÌ 28 APRILE 2016 www.italoamericano.org L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | 26 Da Valentino a Hepburn: l'artigianato di eccellenza diede l'Oscar a Ferragamo Q uando morì, nel 1960, tutti temevano che il suo immens o patrimonio artistico e imprenditoriale si sarebbe disperso tra beghe fami- liari e rivendicazioni economi- che. E invece no. Il marchio fon- dato da Salvatore Ferragamo è sopravvissuto al suo capostipite e ha attinto nuova linfa dall'e- nergia della moglie Wanda e dai suoi sei figli. Oggi il marchio Ferragamo rappresenta uno dei più longevi del ristretto panora- ma delle èlite della moda, conse- gnando alla storia una intuizione e una tenacia fuori dal comune. Nato nel 1898 a Bonito, pic- colo paese situato in provincia di Avellino, Salvatore era l'undice- simo di una numerosa famiglia formata da quattordici figli. I primi anni del Novecento, per un nucleo così numeroso e residente in un angolo d'Italia lontano dalle opportunità economiche, poteva significare solo una scel- ta. Quella di emigrare e di lascia- re spazio a chi rimaneva. Salvatore, dopo aver frequen- tato i primi anni delle scuole ele- mentari, scelse di apprendere il mestiere di calzolaio, professio- ne considerata tra le più umili nell'Italia meridionale di inizio secolo. La passione gli era nata creando alcune scarpe per le s orelle e non l'avrebbe più abbandonata. Pur osteggiato dalla famiglia, che nel mestiere non vedeva nes- s un futuro per il piccolo, Salvatore a soli 11 anni, abban- donò la scuola alla terza elemen- tare, facendosi assumere come apprendista presso un calzolaio napoletano di grido, e soltanto due anni dopo diventò titolare di un piccolo negozio a Bonito, creando le sue prime scarpe da donna su misura. Intenzionato a nobilitare l'artigianato attraverso la ricerca della perfezione fun- vi s empre più alti di s carpe Ferragamo. L'italiano cercò cal- zolai capaci in tutta America ma non trovò artigiani all'altezza delle sue richieste: dovendo sce- gliere tra industrializzazione e ridimensionamento della propria produzione artigianale, Ferragamo scese la terza opzio- ne, quella del ritorno in Italia. Soltanto dopo vari mesi di tentativi infruttuosi (nel Sud, nel N ord e in altre regioni del Centro), il calzolaio trovò a Firenze gli artigiani adatti alla propria produzione e nella città di Dante Alighieri avviò, in via Mannelli, la sua prima bottega con sessanta operai. L'ormai scaltro imprenditore italo-americano adottò una vera e propria catena di montaggio umana, non volendo in alcun modo piegarsi alla legge dell'in- dustrializzazione, e nel giro di pochi mesi ritornò sulle sponde americane con la sua prima cam- pionatura. Ma nel 1933 l'azienda Ferragamo si trovò improvvisa- mente le porte sbarrate dell'e- sportazione negli Usa e con l'in- capacità gestionale da parte del proprio amministratore delegato. Ferragamo fu costretto a dichia- rare fallimento ma non si perse d'animo. L'irpino ripartì dal mercato italiano e acquisì una nuova clientela che nel 1936 lo riportò agli apici degli affari. Saranno pieni di successo ma dal sapore effimero, in uno scenario mondiale segnato dalla tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Durante tale periodo soprav- Barbara vivevano altri fratelli di Salvatore che però furono inve- stiti dall'entusiasmo dell'intra- prendente Salvatore e accettaro- no di entrare con lui nell'impre- sa. I fratelli Ferragamo aprirono la loro prima bottega di ripara- zioni raccogliendo subito grandi soddisfazioni. In una città che stava vivendo l'entusiasmo di una industria cinematografica in costante e irruenta espansione, il giovane irpino intuì le potenzia- lità di un nuovo s egmento imprenditoriale e lasciò ai fratelli la bottega di Santa Barbara per concentrarsi sulla progettazione di calzature per il cinema. Dalle sue mani iniziarono ad uscire stivali da cowboy, sandali romani ed egizi; prodotti che conquistarono gli attori anche al di là della loro funzione specifi- ca iniziando a ordinarle per la loro vita reale. Le grandi dive dell'epoca scoprono le calzature italiane di Ferragamo e non se ne distaccano più. Alla ricerca della perfezione, Salvatore Ferragamo studiò ogni possibile dettaglio per arrivare a creare "scarpe che calzano sem- pre bene" e per migliorare la sua tecnica si iscrisse ai corsi di Anatomia umana dell'Università di Los A ngeles , acquis endo nozioni essenziali per le sue future manifatture. Anche il corso in Ingegneria Chimica e in Matematica aiutarono l'intrapen- dente Ferragamo ad ampliare le proprie conoscenze nel tratta- mento e nella lavorazione delle pelli e di altri materiali, per poi essere messe al servizio delle proprie idee. Seguendo l'onda delle migra- zioni degli studios, nel 1923 Ferragamo trasferì la sua attività nell'area di Hollywood lascian- do dietro di sé gli scettici fratelli e iniziando una collaborazione con i più celebri produttori del- l' epoca. Il lis tino clienti di Ferragamo iniziò fregiarsi dei nomi celebri della cinematogra- fia americana: Rodolfo Valentino, Gloria Swanson, Joan Crawford diventarono i suoi ambasciatori ideali e contribui- rono a trasformare il suo nome in un vero e proprio marchio di garanzia. L'artigiano di Bonito operò tra l'altro la sua personale rivoluzione nel design, aprendo e s collando le calzature da donna, fino ad allora rigidamen- te chiuse ed allacciate al collo del piede, e creando i primi modelli di sandali. Per tale scel- ta, Ferragamo raccolse successi inaspettati ed eclatanti tanto da trovarsi in difficoltà nel soddi- sfare tutte le ordinazioni. Le scarpe Ferragamo erano robuste e comode, rispettavano straordi- nariamente gli equilibri anatomi- ci del corpo, pur non essendo ortopediche, evidenziandos i invece per la loro raffinata ele- ganza. E' il successo per il calzo- laio partito giovanissimo dalla terra campana alla conquista degli States! L'immensa mole degli ordini non potevano tuttavia essere esaudite dalla sua azienda in tempi rapidi, soprattutto in un mondo come quello cinemato- grafico che reclamava quantitati- GENEROSO D'AGNESE zionale ed estetica, il giovanissi- mo Ferragamo apprese i segreti del mestiere e raggiunse i suoi fratelli negli Stati Uniti nel 1915, quando l'Italia stava per immettersi nell'incubo della Prima Guerra Mondiale. Il gio- vane trovò il suo primo lavoro in un calzaturificio di Boston, città nella quale l'irpino imparò a confrontarsi con la tecnologia industriale. Ferragamo intuì il grande potenziale dell'industria- lizzazione calzaturificia ma deci- se di rifiutare questo tipo di approccio con l'arte della scarpa e decise di trasferirsi sulla costa occidentale degli Stati Uniti, scegliendo la California. A Santa continua a pagina 27 Salvatore Ferragamo e le dive del cinema: Joan Crawford e Sophia Loren, qui nella serata omaggio a Roma, 1955 (Ph. Ivo Meldolesi - Museo Ferragamo) IMPRESA ITALIA ECONOMIA AFFARI AZIENDE