GIOVEDÌ 28 APRILE 2016
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L'Italo-Americano
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Angelo J. Di Fusco, CPA
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HERITAGE
MEMORIA IDENTITÀ STORIA RADICI
Dopo il 'riposo' latino è il
Medioevo che inventa la
scuola
LUIGI CASALE
A Roma la formazione dei
giovani era affidata a schiavi di
fiducia s celti tra la s ervitù
(familia) o a maestri itineranti a
pagamento:
nell'uno e nell'altro
caso erano personaggi di lingua
e cultura greca provenienti dalla
Grecia e dalla Magna Grecia, o
come schiavi, o perché retori
(insegnanti).
E intanto scholē, parola della
lingua greca passata a Roma
nella forma schola, significava
tutt'altro rispetto a quello che
lizzata a Roma per indicare l'at-
tività di studio e di ricerca scien-
tifica e letteraria (oltre che:
riposo in villa).
Di scuola vera e propria si
cominciò a parlare nel Medioevo
con la diffus ione del
M onaches imo occidentale
(prima San Girolamo, poi San
Benedetto) e con le "scuole ple-
bane", scuole popolari, delle
pievi (da plebs, le comunità cris-
tiane). In s eguito con Carlo
Magno con l'istituzione della
"scuola palatina" (del palazzo);
in ultimo "quelle delle cattedrali"
(la sede vescovile). Il cui prodot-
to scientifico e dottrinale con-
tinuiamo
a chiamare "filosofia
scolastica", che interessò il pen-
siero e la dottrina dal VI al XIV
sec. Fino alle istituzioni delle
"università degli studi", chia-
mate anche Studio.
Con questo excursus storico,
per quanto necessario, mi sto
allontanando dalla primaria final-
ità di fare etimologia e di illus-
oggi
consideriamo come scuola.
Il vocabolario greco-italiano
dice: tempo libero; disoccu-
pazione; riposo; ozio; quiete;
(occupazione studiosa). Quindi:
aver
tempo, avere la possibil-
ità, avere agio.
Evidentemente la parola non
si era specializzata per indicare
ciò che noi oggi, in tutte le lingue
in cui la si è conservata, chiami-
amo esattamente "scuola".
Sembra di scorgere lo stesso
meccanismo logico-semantico
che abbiamo riscontrato quando
abbiamo esaminato in questa
rubrica la parola latina otium uti-
trare la trasparenza linguistica.
Col rischio di "uscire dal semina-
to". A mia gius tificazione
aggiungo che bis ognerebbe
riflettere
ed approfondire i mec-
canismi: 1) del rapporto del ref-
erente col suo corrispondente
segno linguistico; 2) quello che
nella definizione del significato
mostra la differenza tra deno-
tazione e connotazione; 3) e
infine la stessa pertinenza lin-
guistica nell'uso delle parole.
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