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GIOVEDÌ 26 MAGGIO 2016 www.italoamericano.org 30 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Alberto Biasi, il più autorevole interprete italiano dell'arte ottico-cinetica F ino al 6 novembre, Cittadella, in provincia di Padova, ospiterà la mostra "Alberto Biasi: gli ambienti", curata da Guido Bartorelli. L'esposizione testimonia la rin- novata attenzione che storici dell'arte, pubblico e mercato stanno rivolgendo all'opera del grande artista padovano e alle ricerche variamente indicate come arte optical, cinetica, gestaltica o programmata, che ebbero estrema rilevanza negli anni Sessanta del Novecento. Mai prima d'ora la sequenza di tutti gli ambienti di Biasi, rea- lizzazioni a immersione totale, era stata presentata nella sua inte- rezza in un'unica sede: una tratta- zione monografica di questo tipo è perciò attesa con estremo inte- resse, in quanto gli ambienti manifestano aspetti e valori tutt'ora al centro della ricerca artistica più avanzata. Tramite gli ambienti, Biasi ha saputo rapportarsi al pubblico non più trattandolo da semplice "spettatore", ma coinvolgendolo in esperienze irripetibili, capaci di andare a stimolare processi profondi, a partire da quelli relati- vi alla struttura della percezione e del comportamento. Proporre gli ambienti di Biasi vuole dire mettere il pubblico al centro di realizzazioni a immer- sione totale: campi percettivi "anomali", tanto più affascinanti in quanto cinetici, luminosi, aper- ti all'incanto e al divertimento che deriva dalla libera interazio- ne. Tra i fondatori del padovano Gruppo N, Biasi, classe 1937, è uno dei più coerenti artisti ottico cinetici europei. Nel corso della sua attività artistica, la sua parte- cipazione collettiva e il percorso individuale si compenetrano l'un l'altro, con una peculiarità che fa del suo singolo cammino qualco- sa di essenziale per il gruppo con cui ha condiviso il progetto negli anni 1960-64 di frenetica attività: la continuità. Riconosciuto come il più auto- revole rappresentante italiano del- l'arte ottico-cinetica, Biasi è l'ar- tista che riesce a far vedere ciò che non è visibile, apprezzato e conosciuto in tutto il mondo. Lui stesso racconta: "Quando ho iniziato ad esporre le prime opere, la reazione del pubblico era di rifiuto. Era abituato a vede- re le figure, le immagini a sfondo, la prospettiva e immaginavano che solamente quella fosse arte. Quindi rifiutavano le mie opere, percependo quasi un senso di fastidio. La complessità delle invenzioni tecnologiche moderne ha cambiato questo, cambiando il modo di vedere. La tecnologia ha reso l'approccio del pubblico completamente differente, molto più immediato. Se oggi metto un bambino davanti a uno di questi quadri, la prima cosa che farà sarà rimanere fermo e ondeggiare la testa da sinistra a destra. Una volta non era così, nessuno si sarebbe mosso. Il pubblico, abituato alla pittura, guardava e se ne andava, rimaneva quasi infastidito soprat- tutto perché l'occhio era abituato a vedere la profondità dell'opera. Nei miei quadri, se l'approccio è statico, la profondità crea una forma di vertigine. Se invece lo si guarda con un approccio dinami- co, quindi muovendosi, ne si coglie tutta l'essenza. Quando c'è no, con cui lavorerà, anima e motore trainante, fino al '64. I suoi contatti si estendono ben presto a livello nazionale e internazionale: espone nel '60 con Manzoni e Castellani e gli artisti europei della "Nuova con- cezione artistica". Lo spirito innovativo di quegli anni lo vede protagonista: nel '61 aderisce al movimento "Nuove tendenze", nel '62, come Gruppo N, con Bruno Munari, Enzo Mari e il Gruppo T partecipa alla fondazio- ne del movimento d'Arte Programmata. In questi anni articola la pro- pria arte secondo nuovi canoni di ricerca: l'interazione dello spetta- tore con l'opera diventa un fon- damento ineludibile, il movimen- to, nella sua accezione passiva di moto virtuale, effetto apparente di movimento, conduce l'artista ad affrontare le problematiche del cinetismo e le conseguenti ricer- che sulla percezione visiva e la reazione individuale allo stimolo luminoso. Alberto Biasi ha esposto più di cento esposizioni personali e par- tecipato a innumerevoli colletti- ve, ottenendo importanti ricono- scimenti, in particolare quello ottenuto con il multiplo "Io sono" al World Print Competition '73 del California College of Arts and Crafts in collaborazione con il San Francisco Museum of Art. Sue opere si trovano dal Museum of Modern Art di New York a San Francisco, da san Pietroburgo a Tokio. innovazione c'è arte, e l'innova- zione tecnologica dei nostri gior- ni permette di vedere e di apprez- zare questo nuovo tipo di arte, tant'è che i giovani sono convinti che queste opere appartengano, a un tempo recente, mentre in realtà hanno oltre 50 anni". Biasi nasce a Padova il 2 giu- gno 1937. Rimasto presto orfano di madre negli anni della guerra, viene accolto dalla nonna paterna a Carrara San Giorgio, paesino della campagna padovana dove cresce in un'atmosfera di fami- glia allargata, fino a quando torna a Padova per frequentare il liceo classico. Si sposta poi a Venezia per seguire l'istituto d'Architettura e il Corso Superiore di Disegno Industriale, dove vince una borsa di studio istituita da Paolo Venini. Sono gli anni in cui si avvicina e approfondisce momenti fonda- mentali dell'arte del Novecento come il movimento Neoplastico, il Futurismo e il Dadaismo. Nel 1958 intraprende l'inse- gnamento di disegno e storia del- l'arte nella scuola pubblica e nel '69 ottiene la cattedra di arti della grafica pubblicitaria che manterrà fino al 1988. Intanto prende corpo l'attività di artista: nel '59 vince il primo premio alla IV Biennale Giovanile d'Arte di Cittadella, primo riconoscimento pubblico di un artista che stava, seppur giovanissimo, filtrando fermenti, ideali politici, inquietudini artisti- che. Nasce il Gruppo N, padova- CULTURA ARTE LIBRI PERSONAGGI Orizzontale Ellebi del 1967. Mostra di Alberto Biasi (1976) al Padiglione d'Arte Contemporanea di Ferrara Alberto Biasi nel suo studio. I suoi ambienti propongono allo spettatore campi percettivi interattivi e creativi