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GIOVEDÌ 23 GIUGNO 2016 www.italoamericano.org 34 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Angelo J. Di Fusco, CPA Tax preparation & planning Financial statements & accounting Financial planning & budgeting Quickbooks professional advisor & small business consulting Let's team up to cut your taxes 25 years experience Parliamo italiano 818/248-9779 www.difusco.com HERITAGE MEMORIA IDENTITÀ STORIA RADICI Declinando le situazioni caso per caso, una lunga casistica di significati LUIGI CASALE E s aminiamo la parola "caso/casi", utilizzata per indicare le possibili forme del nome, del pronome e del- l'aggettivo, laddove ne esistono più d i una. Cos a s ono i cas i quando si studia la grammatica di una lingua? E che significato ha la parola "caso" al di fuori della grammatica, nell'uso più generale, nella sua primitiva accezione, e, quindi, nella sua origine etimologica? Nel primo "caso" (ecco una (morfemi); cioè modificano la desinenza (la parte finale della parola) mentre s e ne pratica l'uso. Questa capacità o possibi- lità si chiama "declinazione" (piegamento, adattamento). E l'insieme di tutte le possibili voci della declinazione di una parola va a formare uno schema che si chiama paradigma. Il para- digma si definisce proprio: l'in- sieme di tutte le forme di una parola flessiva (cioè che ha la proprietà di potersi declinare; vale a dire che viene usato con più di una forma. Ciò fa sì che il nome, l'aggettivo, il pronome si definiscano "parole declinabili" o flessive, e, a seconda della situazione comunicativa in cui sono inserite, esse possono assu- mere l'una o l'altra forma (cioè, cambiano la parte finale). Tutte queste possibilità danno appunto "i casi". Nel secondo caso, quello del linguaggio comune, "caso" è "una situazione particolare unica e originale", da cui nasce poi la parola casistica (= insieme dei casi: le situazioni, o constatate o possibili). E "caso" è anche il caso: "ciò che capita in maniera imprevista", cioè "ciò che acca- de", o meglio "che cade" (dal cielo?). Da cui nasce invece la parola "casuale", usata in questo testo, e che significa "che segue il caso", soggetta al caso. Oppure è "il fatto ecceziona- le" ch e diventa in maniera emblematica simbolo di un avve- nimento, di un fenomeno, di un comportamento. E può essere anche "l'avvenimento aleato- rio", o addirittura l'imprevedibi- lità del destino, o il destino. Vedete quante cose? Sollecitati da questa gamma di accezioni (cioè la serie di pos- sibili significati), cerchiamo di vedere se è possibile ricondurli ad un unico significato di base riconoscibile nella parola latina da cui deriva "caso" (quello che si dice etimo). Essa è "casus" che significa situazione comunicativa in cui ricorre la parola che stiamo esa- minando, usata non come termi- ne tecnico, ma come parola comune), la parola significa una delle forme (voci) di una parola flessiva di tipo nominale (nome, pronome, aggettivo), forme diverse in ragione del loro rap- porto col verbo (per quelle lingue che hanno – o avevano – conser- vato la declinazione, come la tedesca oggi, e il greco e il latino nell'antichità). Nelle lingue classiche (greco e latino) il nome, l'aggettivo, il pronome presentano varie forme caduta (dal verbo cado/càdere); e quindi: caso, accidente, occa- sione, evento, eventualità, cir- costanza. Da cado derivano: caso (dal s os tantivo cas us ; "caduta"), accadere ("cadere verso"), acci- dente (participio presente: signi- fica "che cade verso di me"), incidente (participio presente: che cade dentro un tempo o un luogo), occidente (participio pre- sente: significa "che cade in avanti"), occaso (parola poetica per dire tramonto: "caduta in avanti"), occasione (caduta, già con valore metaforico).