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GIOVEDÌ 29 SETTEMBRE 2016 www.italoamericano.org 32 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & ATTUALITÀ CRONACHE NOVITÀ EVENTI Il leader italiano più controverso che non si riassume nei 55 giorni del 'Caso Moro' " Nella figura di Aldo Moro, più che in quella di altri, si riassume la "fatica della democrazia", opera sempre in divenire, mai definitivamente compiuta". Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione delle celebrazioni al Quirinale dello statista rapito e ucciso dalla Brigate Rosse il 9 maggio 1978 alla presenza dei familiari. Politico, accademico e giuri- sta, due volte presidente del Consiglio dei ministri, segretario politico e presidente del consiglio nazionale della Democrazia Cristiana che rappresentò alla Costituente è oggi una delle figu- re più celebrate e a cui si ricono- scono molti meriti, tanto che da 4 anni è in corso anche una causa postulatoria per la beatificazione sostenuta da 50 vescovi e 25 car- dinali. Ma, come ha detto Renato Moro, nipote dello statista e ordi- nario di Storia contemporanea a Roma, è stato anche uomo politi- co molto combattuto. "Anche se le carte di Moro, e tantissime fotografie e testimo- nianze, parlano di un grande attaccamento popolare nei suoi confronti, tra i politici e gli intel- lettuali Moro è stato certamente uno dei leader più controversi che il Paese abbia avuto: ha tro- vato detrattori accaniti e sosteni- tori appassionati, è stato - come pochi - amato e addirittura odia- to". Se il "caso Moro è una ferita aperta che richiede ancora rispo- ste di verità. Tuttavia, anche qui, basta riflettere: quasi 62 anni di vita contro 55 giorni. Possono questi ultimi "fagocitare", come spesso purtroppo avviene, tutta la figura e la personalità di Moro?". Ovviamente la risposta è negativa se quello che viene con- siderato il maggiore statista ita- liano ha sempre faticato a sentirsi fronto che contribuirono ad attri- buirgli l'immagine del mediatore - tra le forze politiche, così come tra le opinioni e le tendenze pre- senti nel suo partito. Esercitò questa azione di alta mediazione - ben diversa dal compromesso al ribasso - anche tra gli attori sulla scena interna- zionale, come emerse più volte, con chiarezza, nell'ambito dell'al- lora Comunità Europea. La eser- citò lungo il processo della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa che temente interessato a conoscere, in particolare, le speranze, le aspirazioni, i bisogni che matura- vano nell'animo dei giovani. Una leadership forte la sua, reduce, nella stagione del '68, da una prolungata guida del gover- no; attenta all'ascolto delle istan- ze critiche, di esperienze inedite, di nuovi orizzonti. Cruciale, in Moro, il rapporto Stato-politica-società. La com- prensione dei fatti sociali, delle loro interrelazioni, dei collega- menti con le ansie crescenti negli altri Paesi, si accompagnava a un profondo rispetto nei confronti dei fenomeni nuovi, verso i quali si poneva in atteggiamento di ascolto, per fare in modo che riannodassero il loro percorso all'ambito della democrazia repubblicana e arricchissero i modelli di vita comune organiz- zata nelle istituzioni. Vedeva queste, cioè, costantemente modulate sugli effetti positivi delle trasformazioni in atto nel Paese. Uno slogan fortunato tradusse questo desiderio di comprensio- ne nella espressione "strategia dell'attenzione", riferita ai nuovi fenomeni sociali e ai nuovi pro- cessi politici. Lo sorreggeva la capacità di inserire il particolare nel genera- le, avendo sempre presente il rapporto tra il singolo avveni- mento e la visione complessiva, per non rinunziare a coglierne tutti gli elementi, evitando artifi- ciose semplificazioni. Leopoldo Elia ebbe a definire lo statista pugliese come "il gran- de integratore della democrazia". avrebbe portato poi, nel 1975, all'Atto finale di Helsinki. Momento tra i più importanti del percorso della distensione, con l'introduzione del tema dei diritti umani tra quelli centrali nelle relazioni internazionali. Per molti aspetti, uno degli elementi che avrebbero concorso a far esplo- dere le contraddizioni nelle società e nei Paesi riuniti nel sistema sovietico chiuso dalla Cortina di ferro. Protagonista della seconda e della terza fase del dopoguerra italiano, Moro si distinse per l'o- pera prestata a favore di un dialo- go permanente e rispettoso tra le forze politiche del Paese e per lo sforzo, intenso e prolungato, teso a rendere le istituzioni democrati- che permeabili alle istanze della società civile, interpretandole e inserendole nella vita dello Stato. Tra gli intellettuali e gli uomi- ni politici della sua levatura, Moro appariva il meno dogmati- co e il più aperto alle novità che emergevano nella società, costan- "politico di professione" e se è stato uno degli uomini di cultura più laica espressi dal cattolicesi- mo italiano pur se fu animato da una profondissima religiosità personale. MATTARELLA - Moro, ci è stato ricordato, fondava la sua testimonianza politica sul supera- mento della concezione di uno Stato autoritario all'interno e aggressivo all'esterno. Lo Stato andava orientato, invece, con decisione, al continuo rafforza- mento delle basi della democra- zia e di un ordine internazionale ispirato alla distensione e al superamento degli squilibri esi- stenti. La convinzione del valore dell'unità popolare, raggiunta con la Resistenza e consolidata con la Costituzione, costituiva per lui la premessa di ogni per- corso di rinnovamento sociale e istituzionale. Fermo e instancabile nel per- seguire la sua visione anticipatri- ce, era portatore di quella "voca- zione all'intesa", di quella consa- pevolezza del valore del con- Continua a pagina 33 Giovanni e Agnese Moro, figli dello statista, in occasione della celebrazione al Quirinale con Mattarella Aldo Moro fu sequestrato e ucciso dalle Brigate Rosse, organizzazione terroristica di estrema sinistra che propagandava la lotta armata rivoluzionaria