L'Italo-Americano

italoamericano-digital-9-29-2016

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GIOVEDÌ 29 SETTEMBRE 2016 www.italoamericano.org 33 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | SOCIETÀ & ATTUALITÀ CRONACHE NOVITÀ EVENTI Sapeva, Moro, che dovere - e possibilità - della democrazia è interpretare la società. Allora - come oggi - si tratta- va di comprendere le ragioni dei suoi fenomeni, delle sue attese e anche dei suoi umori e di elabo- rare una proposta politica e di governo che, assumendo quegli elementi, ne cogliesse i caratteri fecondi e ne divenisse riferimen- to. Moro non rinunciava ad affi- dare alla politica il dovere e il compito di indicare mete colletti- ve, di guidare processi di innova- zione. Proprio per questo gli appariva irrinunciabile l'esigenza dell'ascolto, il bisogno di inten- dere la complessità dei problemi e delle vicende. In questo ambito, all'epoca della repubblica dei partiti, Moro attribuiva alle forze politiche una responsabilità propria: "Riportare allo Stato - sono paro- le sue - quello che dalla società deve necessariamente giungere allo Stato, perché la stessa auto- nomia della vita sociale sia opportunamente garantita e svi- luppata". Per questo la sua visione era l'esatto contrario di concezioni conservatrici. Lo animava una forte spinta alla innovazione: nel sistema politico, nella definizio- ne di nuove opportunità nella società, con la stagione delle riforme. Per lui immutabilità avrebbe significato, diceva "compiere una rinuncia, la rinuncia a una splendida funzione che passereb- be ad altri, comportando anche il venir meno di una ispirazione cristiana, in effetti eccessiva e inutile per una funzione di mera conservazione". Da queste sue parole emerge come, animato da fiducia nello Stato democratico, Moro non mancasse mai di sottolineare la necessità di ricondurre alle forme partecipative gli elementi di con- testazione presenti nella società, fossero le lotte sindacali o quelle studentesche. Scelta che compor- tava il dovere delle istituzioni di farsene attente ascoltatrici. Peraltro, lo sforzo di com- prensione e di integrazione era, a suo giudizio, più che necessario, connaturato alla politica, perché, senza di esso, questa sarebbe stata incapace e avrebbe perso autonomia e autorevolezza. Sovente, nel percorso delle responsabilità alle quali ha fatto fronte, Aldo Moro si è dovuto confrontare con il contesto nel quale operava e con i tempi necessari al conseguimento degli obiettivi proposti. In equilibrio tra i limiti delle circostanze della storia, il reali- smo del possibile e la carica di inappagamento che spinge verso il futuro, gli stava a cuore che le scelte annunciate trovassero effettiva attuazione e, quindi, nel tempo e con le modalità che con- sentissero di realizzarle davvero, con la maturazione necessaria per consolidare il consenso intor- no ad esse. Rifuggiva, proprio per questa ragione, da annunci fine a se stessi, da gesti plateali che avreb- bero sfiorato la realtà, senza riu- scire a incidervi. Anche alla Assemblea Costituente era stata espressa l'i- dea di Moro della necessità di dover procedere alla costruzione di una "casa comune" per la nuova democrazia italiana: la Costituzione, con le convergenze necessarie. Disse, alla Costituente: "Se nell'atto di costruire una casa comune, nella quale dobbiamo ritrovarci ad abitare insieme, non troviamo un punto di contatto, un punto di confluenza, vera- mente la nostra opera può dirsi fallita". Si trattava di una concezione sostanziale delle norme della Costituzione - soprattutto di quelle della sua Prima Parte - che auspicava unità delle forze politi- che sui valori di base, senso comune delle istituzioni, coesio- ne sociale. Con una salda convinzione sugli orientamenti di fondo della sua azione: la liberazione del- l'uomo, dai bisogni, dall'emargi- nazione, dalle insicurezze. Anche in quella sede Moro manifestava l'attitudine a perse- guire con tenacia i propri obietti- vi, attraverso una mediazione intesa come raccordo più alto; e inclusivo delle ragioni dell'inter- locutore. Superando fasi non facili della democrazia italiana negli anni '60 del secolo scorso, l'azio- ne dello statista fu efficace nel sottrarre il Paese a tentazioni, ancora presenti, di avventure autoritarie, riuscendo, con il con- corso dei partiti, allora definiti dell'arco costituzionale, nell'ope- ra di rafforzamento delle istitu- zioni democratiche e di concilia- zione tra istituzioni e società. Lo guidava l'acuta percezione del carattere ancora fragile della democrazia italiana. Anche per questo contrassegnava la forza politica nella quale militava e che ha guidato a lungo, come "partito democratico, popolare, antifascista". Non va dimenticato che, per un periodo non breve, da metà anni Sessanta fino alla metà degli anni Settanta, l'Italia è stata, a parte la Francia, l'unico paese democratico nel Sud Europa. Nella stagione del centrosini- stra, all'inizio degli anni Sessanta, e in quella della solida- rietà nazionale, nella seconda metà degli anni Settanta, non mancarono vincoli interni e pres- sioni, ostacoli nazionali e inter- nazionali. L'intento di Moro, nel guidare quelle operazioni politiche, era costante: ricercare l'unità di fondo e avvicinare forze politi- che contrapposte, la cui forte diversità, nella visione delle isti- tuzioni, si era venuta attenuando, Continua da pagina 32 L'Italia ricorda Aldo Moro, a 100 anni dalla nascita dello statista 'martire' grazie a un comune percorso democratico; convinto, come era, che un impegno condiviso di responsabilità di governo avreb- be fatto definitivamente superare quella diversità, con beneficio per la democrazia italiana. Del resto, rivolgendosi, nel 1977, al principale partito di lunga contrapposizione, Moro rivendicava il percorso di trent'anni di democrazia con que- sta osservazione: "Quello che voi siete, noi abbiamo contribuito a farvi essere e quello che noi siamo, voi avete contribuito a farci essere". Aveva un senso nobile della dignità della politica che lo por- tava, naturalmente, al rifiuto di ogni manicheismo, a vantaggio del dialogo, della comprensione delle ragioni altrui. Un atteggiamento che si sarebbe rivelato prezioso anche nel contributo che ebbe a dare alla politica internazionale dell'Italia, che appariva sempre più consapevole di dover svilup- pare forme strutturate di interdi- pendenza tra Paesi liberi e alleati, tra Paesi vicini. La sua insistenza per l'inseri- mento della questione mediterra- nea nell'agenda della Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa, appare, oggi, di singo- lare preveggenza. In un intervento alla Camera dei Deputati, il 23 luglio del 1973, ammoniva: "la sicurezza è indivisibile e non si possono assi- curare pace ed equilibrio in Europa, senza garantirli anche nel Mediterraneo". L'Atto finale di Helsinky reca la sua firma, nella doppia qualità di rappresentante dell'Italia e presidente di turno della Comunità Europea. Un punto fermo nelle relazioni internazio- nali che - come ho già ricordato - spinse a dar vita a forme di mag- gior cooperazione anche tra i due blocchi in cui si divideva allora il continente europeo. A oltre quaranta anni da quel- l'avvenimento si avverte l'esigen- za di uno slancio analogo, in queste diverse condizioni in cui viviamo, verso equilibri di pace, con un'Europa più robusta, sfida- ta nella sua capacità di essere protagonista di un ordine più giusto. Dalla testimonianza di perso- nalità come Aldo Moro ci giun- gono, con forza, suggestioni importanti e lezioni che fanno riflettere. Pietro Scoppola, parlando di un Moro perennemente in sospe- so tra politica e storia, metteva, tuttavia, in guardia dal pretende- re "di attualizzarlo". Il rischio - diceva - è quello "di deformar- lo", di travisarne i lineamenti e la personalità. Il suo drammatico e crudele assassinio ha sottratto alla Repubblica una figura di rilievo centrale. Ripensare compiutamente Aldo Moro e la sua intera vita, nella sua dimensione umana, in quella culturale, in quella politi- ca, in quella spirituale, costitui- sce, oggi, un atto di libertà, una vittoria contro i terroristi e le loro violenze, un risarcimento all'intero Paese. Il Prof. Renato Moro, nipote dello statista, ordinario di Storia Contemporanea alla cerimonia al Quirinale

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