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GIOVEDÌ 13 OTTOBRE 2016 www.italoamericano.org 34 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | Angelo J. Di Fusco, CPA Tax preparation & planning Financial statements & accounting Financial planning & budgeting Quickbooks professional advisor & small business consulting Let's team up to cut your taxes 25 years experience Parliamo italiano 818/248-9779 www.difusco.com HERITAGE MEMORIA IDENTITÀ STORIA RADICI Come si evolve la lingua viva: dai pescatori con la sciabica allo 'spassu' LUIGI CASALE S ciavecarìa, nel les s ico familiare napoletano, indi- ca qualche cosa da man- giare, o da spizzicare, che leva l'appetito, o meglio che non nutre sufficientemente e di con- seguenza non fa tanto bene alla salute. Almeno così ho imparato a percepire la parola e quindi anche ad usarla, in quanto con questo significato la usavano i miei. Specialmente quando con essa indicavano tutti quei pro- dotti che si vendevano sulle ban- li metafore nei vari registri di lingua o nei singoli contesti e semantici e lessicali. Operazione per la quale sarebbe indispensa- bile la più ampia documentazio- ne delle testimonianze, sia della tradizione orale che delle fonti letterarie attestanti la presenza di questo vocabolo. Mi limiterò alla lingua viva e alla pratica comunicativa attenta e consapevole del ristretto ambi- to familiare dell'idioletto prodot- to dal nostro gruppo sociale nella realtà socio-economica del terri- torio nel particolare momento storico: una regione marittima dove è rimasta viva la memoria della pesca con la sciabica. La sciabica era un tipo di rete che veniva usata per la pesca a strascico praticata da terra. I pescatori (gli sciabicotti) dalla riva, o s tando con i piedi in acqua fino alle ginocchia, trasci- navano verso terra – afferrando- ne le due es tremità – la rete (napoletano: 'a sciaveca), dopo averla lanciata in mare, a mano, in un ampio cerchio. Ma sciabica era detta anche la barchetta, qua- lora la utilizzassero, usata per distendere la rete anziché lanciar- la a mano. O la stessa intera azio- ne di pesca. E sciabica era anche il pescato raccolto ad ogni operazione. Allora possiamo tranquilla- mente desumere che sciavicherìa sia tutto quanto abbia a che fare con questo tipo di attività mari- naresca. carelle, o davanti alle scuole o durante le feste di paese, che non erano né dolci, né frutta, né merendine, e che dalle nostre parti si chiamavano comunemen- te "'u spasso". Senza sapere se con questo termine si volesse indicare "lo sfizio" che esse pro- curavano gustandole oppure "il passeggio" che ne accompagna- vano e favorivano il consumo. Una analisi più completa o più dettagliata che ne isoli e ne chiarisca i tratti semantici, ci por- terebbe ad una comparazione di tutte le accezioni attestate, oltre che ad un controllo delle possibi- Ora ritornando alla portata semantica di sciavecaria, così come descritta dall'uso che se ne fa della parola nella nostra parla- ta, se ne comprende bene la per- tinenza proprio in riferimento alla sciabica e alla sua pratica come attività produttiva. Quindi il suo significato è conseguenza del significato di sciabica. Cioè un tipo di pescato assortito non di pregio, né per quantità né per qualità. E da qui, attraverso la metafora, anche il significato da noi attribuito alla parola. Quanto alla sua origine la si fa derivare dell'arabo, con o senza la mediazione della lingua spa- gnola. Più probabilmente la paro- la è entrata nella lingua italiana (toscana) attraverso il siciliano.