L'Italo-Americano

italoamericano-digital-10-27-2016

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GIOVEDÌ 27 OTTOBRE 2016 www.italoamericano.org 30 L'Italo-Americano ITALIAN SECTION | CULTURA ARTE LIBRI PERSONAGGI Q uando una manifestazio- ne è aperta dal presidente del Consiglio e chiusa dal presidente della Repubblica, il tema deve essere per forza importante. Per la seconda volta gli Stati Generali della lingua italiana hanno discusso il futuro di quell'elemento che definisce la nostra essenza, la nostra lingua. La manifestazione è iniziata con l'annuncio di Matteo Renzi di un aumento dei fondi destinati all'insegnamento della nostra lin- gua all'estero e poi con l'annun- cio di Mario Giro, il vice mini- stro degli Esteri, dei risultati del censimento degli studenti della nostra lingua nel mondo. Nel 2014 la cifra sembrava di 300.000, ma uno studio più pre- ciso attesta un numero che va ben oltre i due milioni. Una lettura attenta delle cifre dimostra che le grandi concentra- zioni di questi studenti si trovano in quei Paesi con una grande pre- senza di emigrati italiani e dei loro discendenti, come anche nei Balcani, nel Mediterraneo e per- sino in Cina, da cui oggi molti immigrati vengono in Italia. Giro ha tuttavia riconosciuto che le cifre, nei Paesi di tradizio- nale emigrazione italiana, sono basse in paragone agli oltre novanta milioni di italiani e oriundi nel mondo, cifra che somma i cinque milioni di citta- dini italiani all'estero e i discen- denti delle varie generazioni di emigrati italiani. In questo senso, almeno agli occhi di chi scrive, c'era come due anni fa un'assenza importan- te alla manifestazione di Palazzo Vecchio. Si tratta dell'industria italiana che dovrebbe avere più interesse a vedere aumentare il più possibile il numero di ita- artisti e autori, ma come sempre ci è concentrati era sulla cosidet- ta "cultura alta" quando invece bisognerebbe riconoscere che esistono altre forme di promo- Di cultura italiana si può vivere e bene ma ser ve il supporto del Sistema Paese zione culturale in lingua italiana altrettanto valide e forse più accessibili. Non bisognerebbe scordare, ad esempio, che pochi all'estero, particolarmente tra i nostri connazionali che sono da molto tempo lontani dal Belpaese, hanno la capacità di capire il linguaggio delle lirica o di apprezzare i capolavori lette- rari in lingua originale. Quando l'attore Pierfrancesco Favino ha magistralmente letto un estratto del Romanziere di Petrarca mi sono chiesto quanti all'estero sarebbero stati effetti- vamente in grado di capirne le parole, malgrado la bellezza musicale del linguaggio italiano di sette secoli fa. Questo è un aspetto degli Stati Generali che mi aveva già colpito nel 2014 e che mi sembra trascurato soprattutto all'estero dove ci sono sistemi scolastici diversi. Non a caso due esponen- ti del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero, nel corso dei lavori, hanno evidenziato il reale bisogno formativo delle comu- nità italiane all'estero, un aspetto che andrebbe considerato quando si progetta come meglio promuo- vere la nostra lingua a livello internazionale. Ad esempio, per quel che riguarda la cultura italiana in Australia di cui porto l'esperien- za personale, va evidenziato come, sia nel sistema privato che nell'università pubblica, la nostra lingua e la cultura lettera- ria italiana non sono considerate agli stessi livelli di quella anglo- sassone o anche di quella france- se. Io ho frequentato quel che qui sarebbe stato il liceo classico e gli unici testi non inglesi che abbiamo studiato erano entrambi francesi: "Lo straniero" di Camus e "Il rosso e il nero" di Stendhal, entrambi in inglese. Solo quando ho studiato l'italia- no fuori dal sistema scolastico ho cominciato a conoscere davvero gli autori italiani, come anche i grandi personaggi della Cultura e della Storia del nostro Paese. Non c'è dubbio che gli Stati Generali della lingua Italiana abbiano il potenziale di far aumentare la conoscenza della nostra lingua, della nostra cultura ed eventualmente di tutti i pro- dotti della nostra penisola all'e- stero. Ma dobbiamo tenere in mente che le intenzioni serie e genuine degli organizzatori e dei partecipanti non bastano, da sole, a far ottenere quel posto d'onore mondiale che il nostro Paese meriterebbe per il suo immenso patrimonio culturale. La lingua e la cultura non cre- GIANNI PEZZANO lofoni nel mondo, cioè l'editoria. Solo gli italiani nel mondo sono oltre una volta e mezzo la popo- lazione attuale della penisola, senza scordare le ricadute edito- riali che si potrebbero avere inte- ressando il pubblico internazio- nale ai nostri libri in versione tra- dotta. Nel suo discorso il presidente del Consiglio, non a caso, ha par- lato dell'importanza di promuo- vere il "Made in Italy" e il Sistema Italia, come anche di uti- lizzare la lingua per le promozio- ni commerciali. Se c'è un solo aspetto particolare che contraddi- stingue il "Made in Italy" questo si trova proprio nella nostra lin- gua. È un aspetto che ci valorizza per quel che siamo e tiene insie- me le varie comunità italiane nei cinque continenti. Nel corso della prima sessione dei lavori fiorentini, quattro gran- di gruppi industriali italiani hanno dimostrato l'uso di imma- gini italiane nella loro pubblicità ma nessuno ha purtroppo fornito prova che le immagini pubblici- tarie abbiano effettivamente con- tribuito ad aumentare tanto l'eco- nomia italiana quanto la nostra Cultura in giro per il mondo. Anche i relatori hanno parlato delle glorie prodotte dai nostri scono solo con le buone intenzio- ni, ma con le classi e gli inse- gnanti, crescono facendo cono- scere tutti gli aspetti della nostra cultura al mondo e non semplice- mente promuovendo quegli aspetti accessibili soltanto a chi già ha un altissimo livello cultu- rale italiano. In fondo, tutti gli sforzi in questa direzione, non sarebbero semplici azioni culturali ma sarebbero passi in avanti verso l'aumento della consapevolezza del pubblico internazionale di quel che l'Italia può offrire al mondo. Il risultato finale non sarebbe solo quello di vendere qualche libro di più, ma di avere anche aumenti enormi del livello del turismo in Italia o della vendita di prodotti italiani, che in fondo sono posti di lavoro che rende- rebbero il Paese più ricco, sia culturalmente che economica- mente. Di Cultura si può vivere e bene anche, come dimostrano i francesi, ma bisogna iniziare a farlo seriamente, con costanza e piani programmatici e sempre come Sistema Paese. Non sem- plicemente parlandone in modo interessante per due giorni a Firenze. Agli Stati Generali è stato lanciato il portale della lingua italiana, studiata da 2 milioni di persone nel mondo L'italiano risulta la seconda lingua più utilizzata nei marchi commerciali

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