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www.italoamericano.org 17 L'Italo-Americano IN ITALIANO | GIOVEDÌ 2 NOVEMBRE 2017 P robabilmente li conoscete meglio come Campi Flegrei e sappiate che non sono lontani da Napoli e dal Vesuvio. Coloro che hanno studiato un po' di classici a scuola, possono ricordare che i Romani, e i Greci prima di loro, hanno avuto un rapporto speciale con l'area. Quest'ultimi ne hanno fatto loro la loro prima colonia continentale in Italia, dando loro il nome, i primi li hanno trasformati nelle porte del loro Aldilà. Ma andiamo con ordine: geo- graficamente, i Campi Flegrei si sviluppano intorno alle città cam- pane di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto, si estendono in mare alle isole flegree di Proci- da e Ischia e, sulla terra, alle aree napoletane di Agnano e Bagnoli. Un cratere ellittico largo due chi- lometri, caratterizzato da una serie di formazioni geologiche ed eventi che li rendono unici nel mondo. Come detto, i Greci hanno bat- tezzato i Campi: nella loro antica e bella lingua il termine phlégra significa "bruciare", la descrizio- ne perfetta di ciò che i primi colo- ni possono aver pensato scopren- do il luogo, tutti quei secoli fa. I campi brucianti: nessun nome sarebbe più adatto per descrivere la natura e la morfologia fisica di una zona in cui le eruzioni vulca- niche e le scosse sono un avveni- mento quasi quotidiano. La morfologia dei Campi, come dimostrano chiaramente le imma- gini satellitari, è fatta di numerosi crateri vulcanici formatisi durante i millenni, fino a circa 500 anni fa, quando è nata la "più giovane" formazione flegrea, il Monte Nuovo: era il 1538. I geologi sono riusciti a rico- struire circa 3000 anni di storia dei Campi: apparentemente, accanto alla già citata eruzione del Monte Nuovo, non si è verifi- cato nessun altro grande evento catastrofico; questo spiega come mai sia i Greci che i Romani – e i Sanniti prima di loro - decisero di stabilirsi nella zona, fertile e bella, lasciandosi dietro straordi- narie vestigia della loro presenza. Una le simbolizza tutte, il Teatro Romano di Pozzuoli, il terzo più grande ancora esistente, dopo il Colosseo e quello di Capua, eret- to sotto il dominio dell'imperatore Vespasiano e inaugurato da Nero- ne. Agli occhi dei nostri antenati greci e romani, la zona pareva inquietante: solfatare (crateri vul- canici che emettono vapori e fumi di zolfo), buche di fanghi bollenti e continue scosse che scuotevano una terra già segnata da numerose eruzioni e distruzione naturale. Era un paesaggio che alimentava certamente la curiosità - e l'afflato creativo - di scrittori e artisti. Eschilo fu tra i primi a parlarne ma fu il geografo greco Strabo, che visse nel periodo tra la fine della Repubblica romana e la nascita dell'Impero, a darci una delle più antiche e più vivaci descrizioni, insieme alla prima associazione dei Campi Flegrei con la mitologia: secondo le sue parole, è stato qui che si sono verificati gli eventi della Giganto- machia. Si pensava che la lotta tra i giganti e gli dèi dell'Olimpo per il dominio universale, fulcro della prima mitologia greca, fosse avvenuta anche lì, tra i fumi pestilenziali e le terre tremanti dei Campi. Sempre secondo Strabo, il dio del fuoco Vulcano lì aveva una delle sue fonderie. Per gli italiani, tuttavia, i Campi Flegrei rimangono perlo- più legati all'idea romana dell'A- de, l'altro mondo. Lo chiamiamo spesso "Inferno" e tendiamo a attribuire al concetto la stessa connotazione negativa che la nostra cultura ha associato alla parola per secoli e secoli. I Romani, però, avevano una visio- ne molto più semplice del grande Aldilà: una sorta di Purgatorio eterno, dove tutte le anime vive- vano in semi oscurità, in uno stato di rassegnazione placida. Era di questo mondo inferiore che i Campi Flegrei erano l'in- gresso: si pensa che Virgilio ha preso ispirazione dal loro aspetto inquietante ma affascinante per creare la famosa scena del Libro VI dell'Eneide, dove Enea e la Sibilla Cumana scendono nel ventre della Terra, direttamente nell'Ade. Rimanendo – ahimè, in un momento particolare: siamo appena dopo Halloween - in que- sto oscuro tema ultraterreno, dovremmo alzarci e chiudere con il lago di Averno. Non lontano da Pozzuoli, per i Romani quello era il luogo in cui il mondo della vita incontrava quello dei morti, il punto liminale in cui si mescolava quel che si vede con l'invisibile: si diceva che, a causa dei suoi lega- mi con la terra dei defunti, gli uccelli non potessero volarci sopra. Tuttavia, l'idilliaca posizio- ne del lago e la mitezza del suo clima, lo resero molto popolare tra i Vip romani: Agrippina, madre di Nerone, aveva una villa sulle sue sponde e alcuni credono che lì fu uccisa. Anche il grande Cicerone aveva una residenza nei pressi del lago, ma fu completa- mente distrutta nel 16 ° secolo, dopo la tragica eruzione che creò il Monte Nuovo. E se pensate che i legami tra i Campi Flegrei e l'Altro mondo siano completamente terminati con la cristianizzazione o la cadu- ta dell'Impero Romano d'Occi- dente, sareste in qualche modo in errore, visto che l'autore britanni- co medievale Gervase di Tilbury, che visse tra il XII e il XIII seco- lo, credeva che le porte dell'Ade fossero affondate nel terreno dopo un'eruzione. Oggi l'area è rinomata per la sua peculiarità naturale e per il suo immenso patrimonio archeo- logico e storico. La città di Baia, per esempio, ospita un parco archeologico che si estende sotto le acque della baia; sempre a Baia, troverete il Museo Archeo- logico dei Campi Flegrei, ospitato in un altro pezzo di bellezza stori- ca, il castello d'Aragona. Sul vici- no lago di Fusaro, i visitatori pos- sono godere della Casina Vanvitelliana, creata nel 1782 dall'architetto Carlo Vanvitelli per il re Ferdinando IV di Borbone. Ultima, ma certo non meno GRAND TOUR VIAGGI ITINERARI TERRITORIO importante, in questo viaggio ideale intorno ai Campi Flegrei, c'è Cuma, prima colonia greca dell'Italia continentale e sede della famosa Sibilla. Nella città ci sono un altro parco archeologico e, naturalmente, la grotta in cui si credeva che la Sibilla leggesse il futuro dell'umanità: interamente scavata in tufo, questa galleria lunga 130 metri, insieme alle sue numerose diramazioni, è stata usata anche dai primi cristiani per seppellire i loro morti. Pozzuoli I Campi Flegrei: la bocca dell'Infer no dell'Impero Vicolo nel centro Pozzuoli